Nei giorni scorsi è stato annunciato l'accordo tra il Comune di Trieste, l'ATER ed il Comune di Muggia in base al quale si prevede la realizzazione di 72 alloggi, 60% dei quali riservati a cittadini del comune di Muggia, al posto dell'ex macello della So.Pro.Zoo. di via Flavia di Stramare in stato di abbandono da anni.
Il Comune di Trieste, proprietario dell'area, ha tentato invano più volte, nel corso degli scorsi anni, di vendere l'area e la struttura. Adesso finalmente incasserà dall'ATER un milione e mezzo di euro che a sua volta realizzerà 72 alloggi, 29 per famiglie triestine e 43 per famiglie muggesane in stato di necessità.
E' stato annunciato un cantiere da 10 milioni di euro che comporterà per la frazione muggesana un aumento significativo dei residenti di almeno 200 persone, oltre al 10% di quelli attuali. Certamente l'iniziativa è positiva, viste le sinergie che si sono create e la possibilità di abbattere sensibilmente le liste d'attesa dei muggesani che hanno chiesto una casa all'ATER. Ma il sindaco si rende anche conto che conseguentemente bisognerà adeguare i servizi pubblici per i nuovi inquilini? Si rende conto che serviranno aule nella scuola di Aquilinia, che aumenterà il traffico, che serviranno scuolabus, servizi sociali ecc.? Chi pagherà i costi di questi servizi che dovranno essere garantiti a cittadini provenienti dal comune di Trieste? Nell'accordo che ha intenzione di firmare c'è scritto qualcosa in merito?
E così il sindaco che aborrisce le nuove case, le costruzioni, il cemento e lo sfruttamento del territorio si rallegra della nuova operazione di edilizia pubblica ma dimentica le ripercussioni sul bilancio e sui servizi comunali.
Non pago di questo accordo, dove chi ci guadagna veramente è il Comune di Trieste, buon per lui, Nesladek pensa di lasciare in eredità un'altra brillante operazione immobiliare, ammantata da risvolti sociali solo perché per l'ACLI la propone il geometra ed ex presidente provinciale Stefano De Colle, a cui lo stesso Nesladek ha strappato la candidatura a sindaco di Muggia nell'aprile 2006, e perché viene definita con un termine aulico come Social Housing.
Anche questa volta l'area individuata è ad Aquilinia, si tratta del terreno della Teseco che da monte S. Giovanni scende verso via Flavia di Aquilinia a partire dal lato destro di via di Stramare dove da quasi due anni sono stati rimossi i serbatoi dell'ex Aquila e dove su 75 mila metri quadrati sembra si pensi di realizzare altri 200 appartamenti.
Ebbene il sindaco che odia il cemento e le case (ma sembra solo le ville sui colli di Muggia e a Porto San Rocco) ha cambiato idea e ora si crede di essere un palazzinaro nazional popolare. Anche qui l'impatto sarebbe notevole, tra i 400 e i 500 abitanti in più (circa un terzo dei residenti tra Zaule e Belpoggio) con l'esigenza di urbanizzare e di predisporre i servizi necessari.
Ma sia per via Flavia di Stramare che per monte San Giovanni sono indispensabili modifiche agli strumenti urbanistici che dovrebbero essere inserite nell'ambito di un nuovo piano regolatore che Nesladek sembra abbia ormai deciso di non fare più.
Forse per l'ex Macello riuscirà a fare una variantina, se gli uffici non soccomberanno con i carichi di lavoro dettati dalla frenesia di fine mandato della maggioranza, ma per i 75 mila metri quadrati l'operazione è più complessa e lunga sia perché l'area è della Teseco sia perché attualmente l'area è vincolata a servizi e strutture tecnologiche. Di case o social housing non si parla proprio.
Non abbiamo ovviamente contrarietà a questo modello di edilizia residenziale ma riteniamo che forse i proponenti dovrebbero cercare altre aree sul territorio del comune di Trieste e sarà anche il caso di pensarci bene su come impiegare quell'area visto che, una volta che la questione del SIN sarà conclusa, la zona industriale delle Noghere avrà ben pochi spazi da impiegare. Per cui l'area di Monte San Giovanni forse sarebbe meglio difenderla e dedicarla prevalentemente ad attività produttive che portino al Comune un maggior gettito ICI e probabilmente anche di oneri di urbanizzazione che possano garantire entrate al comune. Ampliare ulteriormente la popolazione residente non mi sembra una priorità, meglio sarebbe darle i servizi di pubblica utilità e pubblici che mancano.
E' stato annunciato un cantiere da 10 milioni di euro che comporterà per la frazione muggesana un aumento significativo dei residenti di almeno 200 persone, oltre al 10% di quelli attuali. Certamente l'iniziativa è positiva, viste le sinergie che si sono create e la possibilità di abbattere sensibilmente le liste d'attesa dei muggesani che hanno chiesto una casa all'ATER. Ma il sindaco si rende anche conto che conseguentemente bisognerà adeguare i servizi pubblici per i nuovi inquilini? Si rende conto che serviranno aule nella scuola di Aquilinia, che aumenterà il traffico, che serviranno scuolabus, servizi sociali ecc.? Chi pagherà i costi di questi servizi che dovranno essere garantiti a cittadini provenienti dal comune di Trieste? Nell'accordo che ha intenzione di firmare c'è scritto qualcosa in merito?
E così il sindaco che aborrisce le nuove case, le costruzioni, il cemento e lo sfruttamento del territorio si rallegra della nuova operazione di edilizia pubblica ma dimentica le ripercussioni sul bilancio e sui servizi comunali.
Non pago di questo accordo, dove chi ci guadagna veramente è il Comune di Trieste, buon per lui, Nesladek pensa di lasciare in eredità un'altra brillante operazione immobiliare, ammantata da risvolti sociali solo perché per l'ACLI la propone il geometra ed ex presidente provinciale Stefano De Colle, a cui lo stesso Nesladek ha strappato la candidatura a sindaco di Muggia nell'aprile 2006, e perché viene definita con un termine aulico come Social Housing.
Anche questa volta l'area individuata è ad Aquilinia, si tratta del terreno della Teseco che da monte S. Giovanni scende verso via Flavia di Aquilinia a partire dal lato destro di via di Stramare dove da quasi due anni sono stati rimossi i serbatoi dell'ex Aquila e dove su 75 mila metri quadrati sembra si pensi di realizzare altri 200 appartamenti.
Ebbene il sindaco che odia il cemento e le case (ma sembra solo le ville sui colli di Muggia e a Porto San Rocco) ha cambiato idea e ora si crede di essere un palazzinaro nazional popolare. Anche qui l'impatto sarebbe notevole, tra i 400 e i 500 abitanti in più (circa un terzo dei residenti tra Zaule e Belpoggio) con l'esigenza di urbanizzare e di predisporre i servizi necessari.
Ma sia per via Flavia di Stramare che per monte San Giovanni sono indispensabili modifiche agli strumenti urbanistici che dovrebbero essere inserite nell'ambito di un nuovo piano regolatore che Nesladek sembra abbia ormai deciso di non fare più.
Forse per l'ex Macello riuscirà a fare una variantina, se gli uffici non soccomberanno con i carichi di lavoro dettati dalla frenesia di fine mandato della maggioranza, ma per i 75 mila metri quadrati l'operazione è più complessa e lunga sia perché l'area è della Teseco sia perché attualmente l'area è vincolata a servizi e strutture tecnologiche. Di case o social housing non si parla proprio.
Non abbiamo ovviamente contrarietà a questo modello di edilizia residenziale ma riteniamo che forse i proponenti dovrebbero cercare altre aree sul territorio del comune di Trieste e sarà anche il caso di pensarci bene su come impiegare quell'area visto che, una volta che la questione del SIN sarà conclusa, la zona industriale delle Noghere avrà ben pochi spazi da impiegare. Per cui l'area di Monte San Giovanni forse sarebbe meglio difenderla e dedicarla prevalentemente ad attività produttive che portino al Comune un maggior gettito ICI e probabilmente anche di oneri di urbanizzazione che possano garantire entrate al comune. Ampliare ulteriormente la popolazione residente non mi sembra una priorità, meglio sarebbe darle i servizi di pubblica utilità e pubblici che mancano.
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