Da sinistra Viviana Carboni, Daniela Pallotta, Massimo Romita, Claudio Grizon e Marco Vascotto |
Consiglio Provinciale di Trieste
29 novembre 2016
Intervento di commiato e fine mandato
Signor
Presidente del Consiglio, Gentili Presidente e Componenti della Giunta, Colleghi
Consiglieri,
La nascita delle Province in Italia
Le
Province in Italia sono nate prima dell’Unità d’Italia, e precisamente il 23
ottobre 1859, con decreto del ministro sabaudo Urbano Rattazzi il quale
riorganizzò l’amministrazione del Regno su tre livelli di governo locale:
Comuni, Circondari e Province.
La
storia della Provincia, così come l’abbiamo conosciuta, cominciò ufficialmente
li (lontano da certe degenerazioni recenti su indennità, gettoni di presenza e
fame di poltrone che più che le Province hanno interessato il Parlamento e le
Regioni) con quella che Rattazzi definì "la più liberale delle leggi mai
sottoposte alla sanzione del re". I piemontesi però conoscevano le
Province sin dai tempi della denominazione francese, che ne aveva fatto un
elemento chiave dell’organizzazione statale, longa manus del potere centrale sulle periferie. Crollato l’impero
d’Oltralpe i governi sabaudi mantennero sostanzialmente invariata la struttura
amministrativa disegnata da Napoleone e la esportarono nelle successive
espansioni del Regno, traghettando le Province nella storia dell’Italia unita.
La prima Amministrazione Provinciale
A
Trieste, dopo gli anni della Commissione Reale Straordinaria (nominata il 1 marzo 1923 con apposito
R.D. per reggere la Provincia "fino all’insediamento della
rappresentanza elettiva"), del Rettorato provinciale (insediato con il suo presidente il 5
maggio 1929, come deciso con il R.D. n.551 del 23 aprile 1929) e della Deputazione provinciale (la
quale si insediò con i suo presidente il 29 luglio 1948) solo il 12 luglio del
1956 si giunse all’elezione dei 24 componenti del Consiglio Provinciale mentre il successivo 26 luglio, in quella che
è ora la Sala Giunta e che allora ospitava il Consiglio, veniva eletto
presidente della prima Amministrazione Provinciale il democristiano dott. Ettore Gregoretti.
La Sala
consiliare che ci accingiamo a salutare dopo così tanto tempo, infatti, è stata
voluta dall’amministrazione retta dal presidente Michele Zanetti (DC) e fu inaugurata
solo nel 1975.
Nel
suo intervento d’insediamento il prof. Ettore Gregoretti ebbe a dire: "noi invochiamo sin d’ora una riforma della legge comunale e provinciale
che attui il principio dell’autonomia degli Enti Locali affermato dalla
Costituzione repubblicana; riforma che allarghi i limiti delle materie
attribuite alla loro competenza dall’attuale 'giungla' amministrativa e svincoli la loro azione da ormai anacronistici controlli dello
Stato".
E’
curioso come le parole del primo presidente della Provincia abbiano ancora oggi
una grande attualità: basterebbe aggiungere allo “Stato” anche la “Regione FVG”,
sorta solo sei anni dopo, a seguito dell’entrata in vigore della legge
costituzionale n.1 del 31 gennaio 1963 con cui il territorio del Friuli-Venezia
Giulia venne costituito in Regione autonoma andando ad unire i territori delle
province di Trieste, Pordenone, Gorizia, e Udine.
Particolari
meriti, a proposito della valorizzazione delle Province nella nostra Regione,
vanno senz’altro ascritti all’indimenticato e stimato presidente Adriano Biasutti (DC) il quale nel 1987
si impegnò particolarmente per promuovere un disegno di legge di decentramento,
nonostante una situazione di stallo che si registrava al tempo a livello
nazionale, che portò l’Ente ad assumere gran parte di quelle competenze che in
questi anni abbiamo conosciuto.
La nostra storia a Palazzo Galatti
Come si
ricorderà in Provincia i primi anni 90 furono caratterizzati da alcuni anni di
commissariamento a causa dei ricorsi presentati dai rappresentanti dell’Unione Slovena dopo le elezioni
provinciali che portarono all’elezione a presidente, per soli pochi mesi,
dell’avv. Paolo Sardos Albertini, in
cui si contestavano l’esiguo numero di seggi spettanti ai comuni minori.
Si
giunse così ad una modifica della normativa che limitò gli eletti nell’ambito
del territorio del Comune di Trieste ad un massimo di 12 sui 24 consiglieri
assegnati.
Si
tennero quindi, il 17 novembre 1996, le nuove elezioni che sperimentarono per
la prima volta in Provincia l’elezione diretta del presidente. Renzo Codarin (Polo della Libertà) sfiorò
il successo al primo turno con il 48,85% contro Adele Pino, candidata dell'Ulivo, fermatasi solo al 27,58%, e vinse
poi il ballottaggio il 1 dicembre con quasi il 59% dei voti.
Con
quella vittoria di vent’anni fa ebbe inizio il primo dei miei 4 mandati in
Provincia di Trieste: prima come consigliere, poi da presidente di commissione
e poi anche nella veste di assessore.
Con la
vittoria di Fabio Scoccimarro
sull’attuale capo gruppo alla Camera PD, Ettore
Rosato, con il 51,77% contro il 48,23% (al primo turno 48,04% - 41,21%),
nella primavera del 2001 venni rieletto (poi mi occupai dell’assessorato alle
politiche sociali) ed arrivarono anche Giorgio
Ret (poi dimessosi per assumere l’assessorato all’ambiente) e Viviana Carboni per FI e Massimo Romita e Marco Vascotto per AN (che poi divenne assessore al bilancio).
Nel
2006, quando la presidente Bassa Poropat
per un soffiò, con l’1% dei voti in più, strappò la presidenza a Scoccimarro, venimmo
tutti riconfermati.
Nella
primavera del 2011, quando la presidente venne rieletta con il 58,67% su un
centro destra lacerato, dove la candidatura di servizio di Giorgio Ret riuscì a raccogliere solo il 41,33%, venimmo tutti riconfermati
nelle file del PDL e con noi arrivò per la prima volta in consiglio anche Daniela Pallotta. Marco Vascotto dovette
cedere il posto a Giorgio Ret ma che ci ha raggiunto alcuni mesi orsono dopo il
subentro di Ret a Dipiazza in consiglio regionale.
1996 – 2006: 10 anni di centrodestra al governo della Provincia
Riassumere
in poche parole dieci anni di amministrazione è impossibile. Del primo mandato
voglio ricordare la fatica e l’impegno che l’amministrazione Codarin dedicò al
risanamento dell’Ente: ammontava a ben 15 miliardi delle vecchie lire il
disavanzo accumulato dall’Ente negli anni pre e post commissariamento. Una
cifra enorme che con una sana e oculata gestione venne azzerata nell’arco del
mandato.
Per il
resto con le risorse contenute a disposizione si iniziò un programma di
interventi sulle scuole e sulla viabilità cercando per quanto possibile di dare
ruolo all’Ente in tutti i settori di competenza anche attraverso una presenza
attiva nelle partecipate (Fondo Trieste, Consorzio Aeroporto, Autoporto di
Fernetti, Autorità Portuale, ecc.). Da segnalare verso la fine del mandato una
partecipata conferenza economica. Si pensi solo, a titolo di aneddoto, che la
giunta Codarin trovò un ufficio protocollo con quasi più persone impiegate di
quello dei lavori pubblici dove si protocollavano addirittura le lettere tra
uffici.
Il
mandato del presidente Scoccimarro, complice una situazione economica migliore
ed entrate crescenti (fino a superare i 130 milioni di €), fu caratterizzato
invece da una forte progettualità in tutti i settori dell’Ente ma in
particolare ancora sulle scuole, sulla viabilità, nella cultura, nel sociale
nel turismo e nell’ambiente. Ricordo solo, a titolo meramente indicativo,
alcune iniziative come la riapertura del Faro, l’Air Show, varie mostre, Il
Pane e la Rosa, un’intesa attività nello sport e a favore della disabilità, le
rassegne al Teatro Romano e a Miramare e il premio Julius Kugy per le scuole.
Sempre attivo il ruolo nelle partecipate a partire dall’Aeroporto,
all’Autoporto di Fernetti in Autorità Portuale e al Fondo Trieste.
2006 – 2016: l’opposizione al centro sinistra della Bassa Poropat
Il passaggio dalle file della
maggioranza a quelle dell’opposizione, dopo le elezioni del 2006, è stato
evidentemente inaspettato. Ma ben presto il centro destra con il gruppo di FI
guidato da me, quello di AN guidato da Marco Vascotto e Paolo De Gavardo per la
Lista Dipiazza, si dimostrò in grado di condizionare la maggioranza vuoi con i
riti d’aula (a volte infarciti da ostruzionismo quando la sinistra si rivelava
troppo rigida) vuoi con un’intensa attività ispettiva con interrogazioni,
mozioni e odg. Ricordo in particolare le estenuanti riunioni per le modifiche
dello Statuto e del regolamento. Ma ci son stati, spesso su iniziativa nostra,
anche momenti d’incontro sui temi più significativi.
Dopo
l’era Scoccimarro, indubbiamente frizzante e dinamica anche per lo spirito che
animava la sua giunta e la maggioranza, l’arrivo della presidente Bassa Poropat
inevitabilmente mutò lo stile e il clima a Palazzo Galatti. Un’impronta più
formale e rigorosa si è riflessa poi anche sull’adozione di una serie di atti e
regolamenti che hanno più volte emarginato o messo un po’ in disparte il
consiglio.
Purtroppo
l’inizio del primo mandato della presidente si è manifestato sull’attività
dell’Ente con una foga inusitata: la ricerca continua e pressante della
discontinuità, sia politica che amministrativa, sulla gran parte della
progettualità avviata dal centro destra ci era parsa offensiva quasi a
significare che ogni cosa fatta prima del suo avvento fosse stata sbagliata o
dannosa.
Questa
conflittualità non ha fatto certo bene ne’ ai rapporti politici ne’ tantomeno a
quelli personali. La cassazione di progetti, iniziative e collaborazioni fino
alla censura dell’attività svolta precedentemente sul sito istituzionale
dell’Ente ci era parsa, e ci pare ancora oggi, tutt’altro che un esempio di
buona amministrazione e di bon ton
politico istituzionale. Io non l’avrei fatto mai. Ma questo purtroppo era il
clima e la foga di un centro sinistra assetato di una rivincita politico-culturale
dopo i dieci anni di centro destra portò anche a questo.
In
questo mandato fortunatamente la tensione politica è andata via via scemando
specie quando le voci sulla chiusura delle Province a livello nazionale, ed in
particolar modo in Regione FVG, diventavano sempre più ricorrenti e concrete. I
rapporti si sono così normalizzati ed il lento declino della Provincia ci ha
trovati uniti, non tanto nella difesa acritica e precostituita dell’Ente in se,
ma nel sottolineare gli errori politici di quanti hanno determinato, costi quel
che costi, l’eliminazione delle Province nel FVG, quali enti di area vasta,
quando invece nel resto d’Italia quasi risplendono di nuova luce e competenze,
come Enti di secondo livello, con buona pace di Renzi che della loro
eliminazione ne aveva fatta una ragione di fede.
Anche
nel secondo mandato l’attività del nostro gruppo è sempre stata intensa,
puntuale, propositiva, attenta al territorio e ai grandi temi che riguardavano
l’Ente. A partire da una presenza proattiva nelle commissioni, per passare alla
presentazione di interrogazioni, mozioni e odg per finire con le domande di
attualità.
In
tutti questi anni la divulgazione della nostra attività, a parte le rare
occasioni offerte dal quotidiano alla Provincia, è sempre stata puntuale
attraverso i blog personali e di gruppo e il social Facebook che ormai è uno
degli strumenti più importanti anche nella comunicazione politica.
Alla
presidente Maria Teresa Bassa Poropat, in particolare a quella che abbiamo
visto nel suo secondo mandato, e agli assessori Zollia e De Franceso,
riconosciamo l’impegno e i risultati ottenuti in particolare nel settore
dell’edilizia scolastica, dei trasporti, della viabilità e alla serietà
dimostrata nella gestione delle varie e delicate competenze (pareri, controlli,
autorizzazioni, ecc.) nel settore ambientale.
Le
iniziative svolte nei settori richiamati sono state promosse quasi sempre con
l’adesione ed il sostegno del nostro gruppo, che si è sempre speso per lo
sviluppo del nostro territorio, e di un tanto abbiamo sempre dato riscontro nei
nostri interventi in consiglio.
La
consapevolezza che per questo Consiglio il mandato sarebbe comunque scaduto naturalmente
quest’anno ci ha anche dato la libertà di dire quello che pensavamo senza il
timore che qualcuno si sognasse di dirci che difendevamo le nostre poltrone e
benefit mai visti in questo Palazzo. Una riforma calata dall’alto, imposta per
un diktat politico, osteggiata dalle comunità che mai sono state lacerate in
questo modo da quando esiste la Regione.
Se il
primo mandato sul piano delle disponibilità finanziarie e delle entrate in
generale è stato caratterizzato da una certa continuità attorno ai 130 milioni
di euro con quello successivo invece i segnali di un graduale ridimensionamento
dell’Ente si sono palesati ben presto complici i parametri e le regole del
patto di stabilità che ha via via depresso e congelato le potenzialità
dell’Ente.
Dopo
l’estenuante iter in consiglio regionale e in parlamento per la legge
costituzionale che ha cancellato la Provincia dall’assetto istituzionale e
amministrativo della nostra regione abbiamo assistito sconcertati e inermi il folle
percorso di attuazione della L.R. 26/2014 e dell’istituzione delle Unioni
Territoriali, in particolare di quella Giuliana, il cui destino ancor oggi non
ci pare chiaro e definito.
Da due
anni ormai è avviato il percorso tecnico – istituzionale finalizzato alla
redazione ed approvazione dei piani di cessione delle competenze provinciali.
Anche in questa situazione le Province hanno dimostrato quel senso di
responsabilità e quella serietà che la Regione specie in questo frangente non
ha certo avuto. Se i piani si sono fatti è merito esclusivo delle Province.
Lo
scorso 24 novembre il Consiglio Regionale è tornato sul luogo del “delitto” ed
ha “colpito di nuovo”: come previsto ha approvato il disegno di legge n. 164
sulla soppressione delle Province del Friuli Venezia Giulia, continuando a
perpetuare il caos. Pochi giorni prima la Giunta Regionale aveva nominato i
Commissari che dal 1 dicembre sostituiranno i presidenti e i consigli delle Province
di Trieste e Gorizia.
A
questo punto possiamo dire “tutto e compiuto”: avvenga ciò che è scritto e chi
lo ha scritto si assuma le sue responsabilità.
Si
chiude quindi così, nell’indifferenza di gran parte della politica locale e
regionale e nell’indeterminatezza che ancora avvolge la nascita dell’Unione
Territoriale Giuliana, quella che possiamo definire l’“era delle Province”:
scriviamo l’ultima pagina della storia della presenza di questo ente di area
vasta a Trieste a distanza di 157 anni da quel decreto del ministro sabaudo
Rattazzi e a 60 anni dalla sua prima amministrazione elettiva.
Devo
dire che sono fiero di aver trascorso in questo Ente 20 di questi 60 anni e di
aver contribuito con vari ruoli alla sua amministrazione e a promuovere lo
sviluppo socio - culturale ed economico del suo territorio e dell’intera
comunità.
Si
chiude così una lunga esperienza umana e politica. Un’esperienza che ha
scandito la mia vita personale e familiare. Ritmi di vita però che già da tempo
abbiamo gradatamente mutato a meno causa il diradarsi degli impegni.
Per
quanto mi riguarda posso dire che questa “avventura”, iniziata esattamente 20
anni fa, il 1 dicembre del 1996 con l’elezione di Codarin, è stata ricca di
esperienze umane e politiche che, bene o male, hanno condizionato la mia vita.
Ricordo i volti di tanti colleghi, alcuni dei quali non ci sono più (a loro dedico
un pensiero affettuoso) con i quali ho collaborato e discusso con la passione
di sempre per il bene della nostra comunità.
Penso
ai tanti dipendenti che ho incontrato ed apprezzato e in particolare a quelli
con cui ho avuto rapporti più stretti e continuativi li ringrazio tutti anche a
nome del mio gruppo: la Provincia ha alimentato la professionalità di molti di
loro e mi spiace constatare che non tutti siano stati valorizzati come
avrebbero meritato con il loro trasferimento alla Regione.
Ai
miei colleghi di gruppo voglio dire solo e semplicemente “grazie”! Grazie per
la fiducia che mi avete riservato e confermato in tante occasioni; grazie per
la collaborazione che mi avete offerto, grazie per avermi sostenuto, criticato
e a volte seguito su pozioni che magari non sarebbero state le vostre pur di
mantenere l’unità del gruppo, o del fronte dell’opposizione, nel voto in
consiglio.
Grazie
per avermi sopportato, nei miei momenti bui e nei miei momenti sereni, con
pazienza e amicizia. Credo che per quanto ci riguarda, pur con le nostre
diversità caratteriali, abbiamo avuto sempre un elemento in più che concorreva
a caratterizzare il nostro gruppo: un’amicizia di lunga data fondata su una
forte coesione politica. Potrebbe sembrare poco ma invece non lo è.
Grazie
infine a tutti voi: presidente Vidali, presidente Bassa Poropat, componenti
della Giunta e colleghi consiglieri; abbiamo discusso, ci siamo confrontati
anche animatamente ma sono certo che ognuno di noi aveva ed ha ancora a cuore
questa nostra Provincia di Trieste e la sua comunità che rimarranno
inevitabilmente ancora a lungo nei nostri pensieri, fin tanto che la politica
non uscirà dai nostri interessi, dalle nostre discussioni o dalle nostre
priorità per lasciar posto, finalmente forse, solo alle nostre professioni e ai
nostri familiari e ai nostri affetti dai quali dal 1 dicembre ritorneremo a
tempo pieno.
Voglio
chiudere questo intervento ricordando alcune famose e significative parole che
John Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti d’America (1917 - 1963)
pronunciò il 20 gennaio 1961 e che credo diano il senso dell’impegno in
politica e nelle istituzioni: “Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare
per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese”. Ebbene, noi ci abbiamo
provato.
Claudio Grizon
Consigliere
della Provincia di Trieste
Capo
Gruppo del Popolo della Libertà
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