LUNGO IL PERCORSO
Muri e panche imbrattati con vernice nera. Grizon (Anvgd): non si superano così le ingiustizie della storia
Scritte anti-Osimo, fasci littori, «Tito boia» e frasi inneggianti al fascismo dipinte su panchine e pietre. Le hanno notate i tanti triestini che ieri hanno approfittato della mattinata di sole per fare una passeggiata lungo il sentiero della Napoleonica. Impossibile, del resto, non accorgersene. La vernice spray di colore nero utilizzata per realizzare le scritte era visibile infatti anche a distanza di parecchi metri. Così come si scorgevano altrettanto nitidamente i fasci littori lasciati a mo’ di firma vicino a ogni frase impressa lungo il sentiero.
Il fatto che le frasi siano comparse ieri non è certo casuale. Gli autori hanno voluto lanciare messaggi dal chiaro contenuto politico alla vigilia di una data estremamente significativa: l’anniversario del Trattato di Osimo. L’atto, siglato il 10 novembre del 1975, che ha ridisegnato i confini del terrirorio italiano, sancendo definitivamente il passaggio della penisola istriana, l’allora Zona B, alla Jugoslavia. Una perdita ricordata da molte delle scritte sui muretti di pietra lungo la Napoleonica, Una tra tutte: «Pola, Fiume, Cherso, Lussino, Arbe, Zara, Spalato, Ragusa terre italiane ierimo e torneremo».
Tra i primi a segnalare la presenza delle scritte Claudio Grizon, capogruppo di Forza Italia in consiglio provinciale e vicepresidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) di Trieste. «La mia doveva essere una bella passeggiata, ma la vista di quelle frasi vergate con la vernice nera sulle panchine e sui muri lungo il percorso mi ha rattristato e amareggiato - spiega Grizon -. Quelle scritte sono di cattivo gusto e fanno capire che a Trieste la ferita per lo strappo provocato dall’infausto tratto di Osimo è ancora aperta. Non è questo però il modo per andare oltre le ingiustizie della storia e per dimenticare i sacrifici dei nostri cari. Non si tratta di dimenticare, ma di cpire che alimentare ancora l’odio e l’inimicizia con gesti come questo non serve a riscrivere la storia né a rasserenare gli animi».
Muri e panche imbrattati con vernice nera. Grizon (Anvgd): non si superano così le ingiustizie della storia
Scritte anti-Osimo, fasci littori, «Tito boia» e frasi inneggianti al fascismo dipinte su panchine e pietre. Le hanno notate i tanti triestini che ieri hanno approfittato della mattinata di sole per fare una passeggiata lungo il sentiero della Napoleonica. Impossibile, del resto, non accorgersene. La vernice spray di colore nero utilizzata per realizzare le scritte era visibile infatti anche a distanza di parecchi metri. Così come si scorgevano altrettanto nitidamente i fasci littori lasciati a mo’ di firma vicino a ogni frase impressa lungo il sentiero.
Il fatto che le frasi siano comparse ieri non è certo casuale. Gli autori hanno voluto lanciare messaggi dal chiaro contenuto politico alla vigilia di una data estremamente significativa: l’anniversario del Trattato di Osimo. L’atto, siglato il 10 novembre del 1975, che ha ridisegnato i confini del terrirorio italiano, sancendo definitivamente il passaggio della penisola istriana, l’allora Zona B, alla Jugoslavia. Una perdita ricordata da molte delle scritte sui muretti di pietra lungo la Napoleonica, Una tra tutte: «Pola, Fiume, Cherso, Lussino, Arbe, Zara, Spalato, Ragusa terre italiane ierimo e torneremo».
Tra i primi a segnalare la presenza delle scritte Claudio Grizon, capogruppo di Forza Italia in consiglio provinciale e vicepresidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) di Trieste. «La mia doveva essere una bella passeggiata, ma la vista di quelle frasi vergate con la vernice nera sulle panchine e sui muri lungo il percorso mi ha rattristato e amareggiato - spiega Grizon -. Quelle scritte sono di cattivo gusto e fanno capire che a Trieste la ferita per lo strappo provocato dall’infausto tratto di Osimo è ancora aperta. Non è questo però il modo per andare oltre le ingiustizie della storia e per dimenticare i sacrifici dei nostri cari. Non si tratta di dimenticare, ma di cpire che alimentare ancora l’odio e l’inimicizia con gesti come questo non serve a riscrivere la storia né a rasserenare gli animi».
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