domenica 9 agosto 2015

IL PRIMO PUNTO FRANCO TRASLOCA A NOGHERE

Da Il Piccolo di domenica 9 agosto 2015

PORTO VECCHIO >> LA SDEMANIALIZZAZIONE

Il primo punto franco trasloca a Noghere
In area Ezit arriveranno 100mila metri quadrati mentre 55mila andranno a Fernetti e 27mila all’ex stazione di Prosecco


di Silvio Maranzana

Centomila metri quadrati nella Valle delle Noghere in area Ezit di fronte a Pasta Zara, 55mila metri quadrati all’interporto di Fernetti nell’area dove sostano i Tir turchi in attesa di imbarcarsi sui traghetti, 27mila all’ex stazione di Prosecco acquistata all’asta alcuni anni fa dalla stessa Autorità portuale: sarà questa la fine che farà, presumibilmente già entro ottobre, il primo troncone del Punto Franco che sarà tolto dal Porto Vecchio. 
Il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva svela che queste decisioni sono già state prese, ma aggiunge anche che le recenti parole del prefetto Francesca Adelaide Garufi, vanno meglio dettagliate. «È verissimo - sostiene Sommariva - che la ricollocazione dell’Area franca avverrà in due o tre tranche anche cronologicamente distinte, ma credo che sarà invece univoco e rapido il provvedimento che sospenderà dal Porto Vecchio tutti e 500mila i metri quadrati di Area franca che vanno tolti perché è interesse anche nostro cedere il prima possibile al Comune l’intera area che va sdemanializzata». 
I proventi delle successive alienazioni, va ricordato, dovranno obbligatoriamente andare a finanziare lo sviluppo delle infrastrutture del Porto nuovo. Sommariva ha accompagnato già alcune settimane fa lo stesso commissario dell’Authority Zeno D’Agostino in perlustrazione nella Valle delle Noghere su un’area di 100mila metri quadrati, compresa nel Sito inquinato di interesse nazionale, dove si dovrebbe giocare una delle scommesse più ambiziose di tutta l’operazione: far valere la fiscalità di vantaggio inclusa nelle prerogative triestine anche ai fini dell’abbattimento dei costi dell’energia per le industrie.
Le aziende potrebbero usufruire di sconti fiscali sui consumi energetici
L’operazione richiamerebbe in loco imprese “energivore” secondo una definizione coniata recentemente, che oltre a portare investimenti e occupazione sarebbero indotte a fare le operazioni di bonifica. «Dei 100mila metri quadrati in questione - spiega infatti Stefano Zuban presidente Ezit - all’incirca un decimo potrà essere liberato in tempi molto brevi, mentre sugli altri 90mila, pur essendo l’inquinamento estremamente lieve, si dovrà passare alla seconda fase con l’analisi di rischio. Nuove aziende potrebbero fare in proprio questa operazione accelerandolo notevolmente e facendo ripulsare di attività l’intera l’area. Il cda dell’Ezit pur non avendo ancora emesso un documento ufficiale, ha già espresso all’unanimità un commento estremamente positivo sull’operazione». 
È lo stesso giudizio che dà anche Nerio Nesladek sindaco di Muggia, nel cui territorio l’area ricade, che rileva come le intenzioni dell’Authority siano state esplicitate all’intero del Comitato portuale oltre che in un dibattito del Propeller club. «Quella di far valere le prerogative del Punto franco triestino anche al fine degli sconti fiscali sull’energia è una possibilità che si sta valutando al Tavolo che abbiamo aperto su queste questioni con l’Agenzia delle Dogane e che ha già tenuto una prima riunione», spiega D’Agostino impegnato in questi giorni tra Roma e Monaco di Baviera. 
Secondo Sommariva non vi sono dubbi sul fatto che il Punto franco si possa spostare oltre che sul Carso e in particolare a Fernetti e a Prosecco, anche alle Noghere dove il suo utilizzo sarà di tipo industriale «perché anche quella - sostiene - può a pieno titolo venir considerata un’area retroportuale e anche se vi si insedieranno aziende manifatturiere per trasportare i propri prodotti dovranno comunque utilizzare lo scalo marittimo, similmente a quanto avviene per le aziende che operano nelle vicinanze ad esempio dei porti di Rotterdam e di Amburgo». 
Sulla questione interviene anche Claudio Grizon, consigliere in Provincia e al Comune di Muggia per il Pdl. «Non siamo a priori contrari a questa soluzione - commenta Grizon - ma il sindaco Nerio Nesladek, che sappiamo tra i promotori del trasferimento del regime extradoganale alle Noghere, venga in Consiglio comunale a Muggia a spiegarci le opportunità e criticità conseguenti a questa ipotesi a quanto pare sempre più concreta. Il Comune di Muggia – ironizza il consigliere Pdl - ha già “calato le braghe” dinanzi all’Ezit per poter raffazzonare le intese sul Piano regolatore, non vorremmo che sulla destinazione delle aree del territorio muggesano le decisioni siano prese a Trieste in via XXX Ottobre o in via Caboto (sedi del Pd e dell’Ezit), bensì in piazza Marconi a Muggia». 
Spostati questi primi 200mila metri quadrati scarsi, si tratterà di trovare una collocazione, in queso caso in tempi meno ravvicinati, per altri 300mila. Le prime opzioni riguardano il Canale navigabile, dove anche potrebbero essere coinvolte aziende del comparto industriale, e lo Scalo Legnami per procedere eventualmente con la banchina della Ferriera di Servola e con la Piattaforma logistica per la quale però i lavori non sono ancora nemmeno partiti. Tutte operazioni queste che dovrebbero anche dare abbrivio all’occupazione. 

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