Puzze Siot, a Francovez un'altra centralina Arpa
Audizione in Provincia del Comitato. L'azienda: «Nessun problema per la salute» Zollia chiede l'intervento dell'Asl: «Non bastano le assicurazioni della direttrice»
I CITTADINI
«Nessuno vuole che la Siot chiuda, spiegano i cittadini presenti all'audizione di ieri in Consiglio provinciale, ma trovare una soluzione sì, se c'è la volontà e l'onestà di trovarla». L'aria per chi vive a ridosso della Siot diventa a volte irrespirabile, raccontano ancora gli abitanti della zona, «ci sono dei giorni in cui non si possono aprire le finestre perché l'odore è asfissiante. E anche le nostre case costruite con fatica stanno perdendo il loro valore. Se siamo riusciti a raccogliere 650 firme vuol dire che qualcosa si sta muovendo concretamente».
di Ivana Gherbaz
TRIESTE - Prima una petizione presentata al Comune di San Dorligo della Valle, che in meno di un mese ha raccolto 647 firme, poi martedì scorso una serie di malori con sensazioni di vomito e irritazioni alla gola. Infine ieri la questione è approdata in Consiglio provinciale, l'ultimo prima delle elezioni di domenica. Sono le recenti tappe della battaglia che da anni gli abitanti di San Dorligo della Valle combattono contro la puzza, a volte insopportabile, provocata dalle emissioni di idrocarburi che fuoriescono dai 32 serbatoi della Siot. Una battaglia sostenuta anche dal consigliere provinciale Claudio Grizon e capolista per il Pdl al Comune di Muggia, primo firmatario della richiesta di audizione con i vertici della Siot, i rappresentanti dei cittadini e il sindaco Fulvia Premolin. «Assieme ai colleghi dell'opposizione - ha spiegato Grizon - abbiamo convocato questo consiglio provinciale perché sia data visibilità ad un problema che si ripete con troppa frequenza. Nei giorni scorsi poi mi sono arrivate lamentale da parte di alcune persone che hanno avuto sensazioni di vomito e irritazioni alla gola». Il problema degli odori è diventato negli anni sempre più pressante, cioè da quando arriva a Trieste il petrolio del Caucaso che contiene più zolfo e, per questo, particolarmente maleodorante. «E poi l'unica centralina installata dall'Arpa a San Dorligo, per il momento fuori uso per questioni di manutenzione, non è in grado di rilevare la presenza di sostanze come i Cov (composti organici volativi) emessi dalla Siot», sostiene Giorgio Jercog dell'associazione Amici del Golfo firmatario della petizione. Insomma, da un lato gli odori fastidiosi e dall'altro la volontà di sapere se effettivamente queste sostanze fanno male alla salute. «Quello che chiediamo - prosegue Jercog - è di dotare le centraline dell'Arpa per le verifiche odorigene, installare un'altra centralina a Francovez garantendo così il monitoraggio tutto l'anno». «L'Arpa - ha specificato il sindaco Premolin - è stata contattata per aggiungere in nuovi sensori. Siamo poi favorevoli all'installazione di un'altra centralina». Eliminare del tutto l'odore del petrolio è un'impresa impossibile, interviene il direttore tecnico Nevio Grillo: «Stiamo testando su di un serbatoio un sistema che utilizza dei prodotti chimici per abbattere gli odori. La nostra azienda fa investimenti per garantire la sicurezza e la tutela ambientale, ma non abbiamo mai promesso soluzioni definitive. Finora abbiamo cercato di mitigare gli odori con le guarnizioni ai serbatoi». Parla di impegno costante anche il direttore generale Ulrike Andres: «Da 45 anni lavoriamo con chiarezza e trasparenza e negli ultimi anni ci sono stati problemi con il greggio caucasico, ma dai nostri studi le emissioni non creano problemi alla salute perché i valori sono comunque bassi. Stiamo cercando le migliori soluzioni utilizzando i test "Voc control" che abbiamo affidato a degli esperti». Il parco serbatoi di Trieste è uno dei più grandi in Italia e in Europa e gli enti pubblici devono fare la loro parte, sottolinea l'assessore provinciale all'Ambiente Vittorio Zollia, a partire dall'Azienda sanitaria (Asl): «Non deve essere la direttrice della Siot a dover dire ai cittadini che non ci sono problemi per la salute, bisogna quindi stabilire se c'è o non c'è effettivo rischio per la salute».
Nessun commento:
Posta un commento