mercoledì 1 febbraio 2012

NON BASTA UN DECRETO PER ABOLIRE LA PROVINCIA

Da Il Piccolo di mercoledì 1 febbraio 2012 - Pagina 25 - Cronaca Trieste

SEDUTA DEL CONSIGLIO DI PALAZZO GALATTI AL MIELA

«Non basta un decreto per abolire la Provincia»


Le Province non saranno cancellate, almeno per il momento. E se si procederà al riordino degli enti locali «lo si dovrà fare con il concorso di tutte le istituzioni, non per decreto, strumento inadeguato - sotto il profilo costituzionale - a produrre un cambiamento così radicale nell’architettura dello Stato». Questo il concetto emerso dall’incontro che ha fatto da corollario alla seduta straordinaria del consiglio provinciale, convocato ieri mattina al Miela in occasione della giornata voluta a livello nazionale dall’Unione province italiane (Upi) per ribadire «l’utilità della presenza degli enti provinciali». All’appuntamento non hanno partecipato i rappresentanti dell’opposizione di palazzo Galatti, per protesta contro «il metodo scelto dalla presidente Maria Teresa Bassa Poropat nell’organizzare la seduta, invitando un relatore di chiara connotazione politica» (il professor Piergiorgio Gabassi, ndr). «Siamo pronti a impugnare davanti alla Corte costituzionale le disposizioni del decreto Monti sulle Province – ha annunciato l’assessore regionale per la Funzione pubblica Andrea Garlatti – perché, se si vuole ripensare all’organizzazione istituzionale dello Stato, è necessario farlo in maniera globale e organica. Commissariare le Province significa indebolire la struttura complessiva dello Stato, mentre bisogna fare un ragionamento sul territorio, con la partecipazione delle istituzioni locali. È necessario cioè – ha proseguito l’assessore regionale – ripensare alle funzioni dei vari enti, verificarne le competenze per ridistribuirle in base alle attuali esigenze. In definitiva va concentrata l’attenzione sui contenuti e non sui contenitori». Su concetti paralleli si è espressa anche Bassa Poropat: «Siamo pronti a ridiscutere le competenze degli enti locali, ma nell’ambito di un loro riordino complessivo che parta da un concetto che preveda la creazione di un ente coordinatore delle attività inserite in una cosiddetta “area vasta”. Non si può – ha continuato – cancellare le Province nella falsa illusione che le loro competenze possano essere semplicemente trasferite a Regioni e Comuni, quando molte delle funzioni da svolgere su scala locale sono tarate proprio su una dimensione provinciale». Sergio Bartole, docente di Diritto costituzionale, dopo aver precisato che «il testo predisposto dal Governo Monti non parla di cancellazione delle Province, ma di riassetto della struttura degli enti locali», ha ribadito che «il decreto legge, per definizione provvedimento temporaneo, non può essere lo strumento sufficiente per cancellare le Province». Il docente ha poi espresso un giudizio molto netto: «È il sottogoverno generato dai vari Governi, nazionale e locali, che origina i reali costi della politica. Su questo piano la proposta di Monti è esclusivamente propagandistica, demagogica, contro la quale è addirittura superfluo presentare ricorso». Bartole non ha esitato a criticare anche il presidente della Regione, Renzo Tondo: «Non capisco la sua idea di organizzare un referendum, che non potrebbe essere dedicato alla conservazione o meno delle Province – ha concluso - perché non esiste una simile facoltà». Infine Gabassi, docente universitario di Psicologia del lavoro, ha ricordato che «quando si va verso la riallocazione di un ente bisogna avere cura delle persone, cioè dei dipendenti, soprattutto quando di mezzo ci sono le donne, meno difese degli uomini in questi frangenti». Ugo Salvini

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