giovedì 15 gennaio 2015

ACCOGLIENZA ED IMMIGRAZIONE, TRA OPPOSTE FAZIONI, SECONDO IL PENSIERO CRISTIANO DEL CARDINALE BIFFI

Consiglio Provinciale – 15 gennaio 2015

Fra gli opposti estremismi che animano chi respingerebbe ogni immigrato giunto in Italia e quelli dei vari ambienti della sinistra che spalancherebbero le porte dell’Italia a tutti (anche per questioni elettorali), dovrebbe trovare spazio piuttosto una visione cristiana della questione, così come ebbe profeticamente a proporre il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, un anno prima dell’attentato alle Torri gemelle.
Complici i concreti e per nulla banali problemi derivanti dalla crisi economica che stiamo vivendo, ed i sempre più frequenti e preoccupanti reati che minano la serenità e la sicurezza dei cittadini e delle attività commerciali o imprenditoriali, i sostenitori del blocco e del rimpatrio immediato degli immigrati nei propri paesi d’origine stanno trovando sempre più larghi consensi.
E’ ben vero che i fenomeni dell’immigrazione verso l’Italia in questi ultimi anni (specialmente quelli via mare) sono stati sempre più frequenti e, purtroppo, causa di lutti e sofferenze grazie agli scafisti al soldo di organizzazioni malavitose che hanno costruito sul dramma degli immigrati un impero economico. 
Il costosissimo tentativo dell’Italia di gestire con per suo conto, a volte goffamente, Mare Nostrum nel disinteresse o nell’apatia internazionale è fortunatamente approdato al progetto Triton con qui l’Europa, seppur con colpevole ritardo, si è affiancata e in parte sostituita all’Italia nel controllo delle coste e nel sostegno degli interventi di accoglienza di questi disperati. Ben 140 mila sono stati i migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2014 e quasi 2 mila le vittime.
Purtroppo, specie in tempi di crisi, anche l’industria dell’accoglienza per alcuni può essere utilizzata per scopi non sempre nobili. Attorno all’immigrato oramai s’è creata una rete di enti, associazioni ed istituzioni che puntano al gruzzoletto che le il Governo con le Prefetture mettono a disposizione per gestire i bisogni quotidiani dei gruppi di stranieri che sono stati sparpagliati in giro per l’Italia non sempre con l’accortezza necessaria a non alimentare comprensibili preoccupazioni dei cittadini. Al punto che gli stessi Prefetti, in alcuni casi, si sono resi protagonisti del marketing dell’accoglienza anche se abbiamo letto di frequente che i rimborsi agli alberghi e ai centri d’accoglienza arrivano in ritardo costringendo tali strutture ad anticipare le spese per conto dello Stato.
Il fatto è che l’Italia non è nelle condizioni di spalancare le porte a tutti. Non solo per una questione di organizzazione, di costi, di sicurezza e di preoccupazione per il proliferare di tensioni sociali. Qua ne va di mezzo l’identità della nazione che al pari della solidarietà ai bisognosi ha un’importanza grandissima. E non lo dice un leghista sfegatato ma lo sottolineato con le giuste sensibilità un principe della Chiesa come il cardinale Biffi.
Dicevo infatti all’inizio che su questo tema sono state illuminanti, già nel lontano 12 settembre 2000, alcune considerazioni che il cardinale scrisse in una sua nota pastorale alla città di Bologna. 
Riferendosi al “comportamento auspicabile dello Stato e di tutte le varie autorità civili” Biffi sottolineava che “i criteri per ammettere gli immigrati non possono essere solamente economici e previdenziali, occorre che ci si preoccupi seriamente di salvare l’identità propria della nazione”.
“L’Italia – proseguiva il cardinale di Bologna - non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto”. 
“In vista di una pacifica e fruttuosa convivenza, se non di una possibile e auspicabile integrazione, le condizioni di partenza dei nuovi arrivati non sono ugualmente propizie” scriveva Biffi “e le autorità civili non dovrebbero trascurare questo dato della questione”. 
“In ogni caso - proseguiva occorre che chi intende risiedere stabilmente da noi sia facilitato e concretamente sollecitato a conoscere al meglio le tradizioni e l’identità della peculiare umanità della quale egli chiede di far parte”.
Anche quest’ultima considerazione di Biffi, che molti esponenti politici di più parti politiche ho sentito ribadire, assume un valore particolarmente significativo e prospettico.
Va ricordato a tal proposito che, grazie alle sanatorie che si sono succedute (Dini, Martelli, Turco-Napolitano, Bossi-Fini) negli ultimi trent’anni tra sanatorie ed emersione dal lavoro irregolare, ci ritroviamo con un milione e mezzo di extracomunitari regolarizzati. Nell’86, 140.000; 1990, Martelli, 220.000; con il decreto Dini del 1995, 246.422; Turco-Napolitano del ’98 216.000. Con la Bossi-Fini, 693.937. Trent’anni, un milione e mezzo di clandestini regolarizzati. 
Al 31 maggio 2014 i soggiorni validi erano 73.590, un dato che non comprendeva i soggiorni scaduti in attesa di rinnovo. Sono numeri da capogiro che hanno contribuito a modificare radicalmente il tessuto sociale della nazione e ad implementare la spesa pubblica. E’ chiaro a tutti che è impossibile proseguire di questo passo.
Dopo i fatti di Parigi, ma non solo quelli, purtroppo, mi paiono particolarmente concrete anche le considerazioni che Biffi fece allora sul “caso dei musulmani” che – diceva - va trattato con una particolare attenzione. Essi hanno una forma di alimentazione diversa (e fin qui poco male), un diverso giorno festivo, un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra (fino ad ammettere e praticare la poligamia)”. 

Appartenenza religiosa degli immigrati (stima Caritas/Migrantes – Dossier 2012)

Ortodossi 1.482.648 - 29,6%
Cattolici 960.359 - 19,2%
Protestanti 222.960 - 4,4%
Altri cristiani 36.107 - 0,7%
Musulmani 1.650.902 - 32,9%
Ebrei 7.300 - 0,1%
Induisti 131.254 - 2,6%
Buddhisti 97.362 - 1,9%
Altre religioni orientali 69.215 - 1,4%
Atei e agnostici 215.135 - 4,3%
Religioni tradizionali 50.498 - 1,0%
Altri 87.567 - 1,9%
Totale 5.011.307 - 100,0%


Sui mussulmani sottolineava inoltre che “hanno soprattutto una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede indubitabile e irrinunciabile, anche se di solito a proclamarla e farla valere aspettano prudentemente di essere diventati preponderanti. Mentre spetta a noi evangelizzare, qui è lo Stato - ogni moderno Stato occidentale - a dover far bene i suoi conti”. 
Biffi concludeva le sue considerazioni attinenti al problema degli stranieri sottolineando con forza che “sarà bene che nessuno ignori o dimentichi che il cattolicesimo - che non è più la "religione ufficiale dello Stato" - rimane nondimeno la "religione storica" della nazione italiana, oltre che la fonte precipua della sua identità e l’ispirazione determinante delle nostre più autentiche grandezze. Perciò è del tutto incongruo assimilarlo alle altre forme religiose o culturali, alle quali dovrà sì essere assicurata piena libertà di esistere e di operare, senza però che questo comporti o provochi un livellamento innaturale o addirittura un annichilimento dei più alti valori della nostra civiltà”. 
Mi hanno fatto riflettere molto, infine, le sue parole sul rapporto tra maggioranza e minoranza che potrebbero suonare fuori luogo se pronunciate da certi perbenisti, conservatori e borghesi ma dette da un uomo di Chiesa assumono un valore sociale significativo.
“Va anche detto – diceva Biffi - che è una singolare concezione della democrazia il far coincidere il rispetto delle minoranze con il non rispetto delle maggioranze, così che si arriva di fatto all’eliminazione di ciò che è acquisito e tradizionale in una comunità umana. Si attua una "intolleranza sostanziale", per esempio, quando nelle scuole si aboliscono i segni e gli usi cattolici, cari alla stragrande maggioranza, per la presenza di alcuni alunni di altre religioni”.
Ritengo quindi che la cultura della solidarietà e dell’accoglienza, nell’ottica del pensiero cristiano, non debbano seguire necessariamente i desiderata dei variopinti mondi dell’associazionismo di sinistra che con enti profit (?) o organizzazioni non governative spesso intendono la loro mission anche come un’attività di business. 
In conclusione riteniamo che una seria politica sull’immigrazione dovrebbe percorrere vari obiettivi: in primo luogo però gli accordi internazionali, e tra le nazioni, al fine di placare le tensioni e i conflitti (responsabili di gran parte del fenomeno), assicurare il rispetto dei diritti dell’uomo, garantire condizioni minime di vita democratica e, per quanto possibile, gestire nei Paesi del cd terzo mondo i problemi sanitari e le condizioni di povertà con progetti di sviluppo che accompagnino una valorizzazione delle ricchezze intrinseche dei Paesi ove di consueto scaturiscono i fenomeni migratori. 
La politica e le istituzioni devono saper coniugare infatti questi temi nel rispetto della storia, della cultura e del pensiero religioso prevalente nella nazione valorizzando e tutelando, da inopportune esagerazioni, l’identità dell’Italia nella sua concezione più ampia che, per una gran parte della popolazione italiana, continua nonostante tutto a legarsi ai valori di “Dio, Patria e Famiglia” che devono essere al centro dell’impegno sociale e politico in particolare dei cristiani nelle istituzioni.


Claudio Grizon
Consigliere della Provincia di Trieste
Capo Gruppo del Popolo della Libertà

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