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giovedì 6 gennaio 2011

"NON CI SONO SOLDI PER IL BIANCOSPINO"

Da Il Piccolo del 6 gennaio 2011 - Pagina 19 - Trieste

MUGGIA. BILANCIO BOCCIATO

«Non ci sono soldi per il Biancospino»


MUGGIA Dito puntato contro gli interventi che non hanno visto il benché minimo stanziamento, da parte del Comune di Muggia, in bilancio. A muovere le accuse è ancora una volta l’opposizione che forsennatamente agita il piano delle opere da 3 milioni e 870 mila euro per ribadire come gli sforzi economici risultino per la maggior parte in capo alla Regione o alla Provincia. Portavoce del j’accuse è Claudio Grizon, coordinatore e consigliere comunale del Pdl, seguito dal vice coordinatore e consigliere Christian Gretti e dai capi gruppo di Fi Viviana Carboni e Paolo Prodan di An.
«Non c’è un euro per l’annunciato ampliamento da 500 mila euro dell’asilo “Biancospino” di Chiampore – afferma Grizon -, che ci pare comunque una soluzione inadeguata rispetto ai bisogni e ai percorsi affrontati dai genitori per recarsi al lavoro, né per l’ampliamento della Casa della Musica o per la realizzazione della pista ciclabile Ospo-Muggia. E neppure per il recupero dell’area ex Acquario, ove Nesladek è intervenuto nonostante l’inquinamento». «Ma oltre alle nostre perplessità - prosegue - ci sono anche quelle del Collegio dei Revisori dei Conti che, alludendo al caso dell’affidamento dei lavori per il campo sintetico dello Zaule alla Teseco del valore di 500 mila euro, da compensare sugli oneri di urbanizzazione futuri, nella propria relazione scrive che “altra nota degna di rilievo riguarda il possibile contenzioso che potrebbe insorgere tra un soggetto privato e l’Ente relativamente alla gestione di una struttura sportiva cittadina, pratica di cui questo Collegio ha da qualche settimana chiesto ufficialmente maggiori delucidazioni” e inoltre ricordano che è in corso “un esame approfondito all’appalto dei lavori per la messa in sicurezza del tratto costiero denominato Acquario”»
«Sono stati confermati poi, nonostante la nostra forte opposizione – sottolineano in coro Grizon, Gretti, Carboni e Prodangli aumenti alla Tarsu recentamente contestata dal presidente dell’associazione Ascot, dopo l’aumento del 55% già applicato da Nesladek agli esercenti muggesani con il bilancio per il 2010». L’opposizione conclude ricordando come sia stata altresì «bocciata dalla sinistra la proposta di aumentare il contributo dato agli asili privati cattolici, nonostante le problematiche emerse agli asili gestiti dall’associazione SS. Giovanni e Paolo, dalle Suore Canossiane di Aquilinia e dalla Parrocchia di Zindis, con generici impegni a sostenere le eventuali situazioni di difficoltà».

giovedì 9 dicembre 2010

E’ NESLADEK IL RESPONSABILE DELLA STANGATA DI +55% SULLA TARSU

Grizon (PDL): la legge non è così perentoria, precisa che và tassata “l’omogenea potenzialità di rifiuti” e le categorie devono essere considerate “in via di massima”: è stata interpretata così per consentire l’aumento!


La stangata della TARSU sugli esercenti muggesani è colpa del sindaco Nesladek e della sua maggioranza che l’hanno imposta con una delibera di consiglio nell’ambito dell’iter di approvazione del bilancio di previsione 2010.
Abbiamo tentato di fermali con degli emendamenti perché siamo convinti che un bar o un ristorante non produce rifiuti come un centro commerciale ma il sindaco, l’assessore al bilancio Leiter e la loro maggioranza li hanno respinti senza preoccuparsi dell’incredibile aumento alla tassa che andava a colpire una categoria già abbastanza oberata e alla quale proprio in periodo di crisi non era il caso di applicare aumenti di tale entità.
Ci avevano detto che con il passaggio da 4,95 a 7,70 euro a mq, circa il 55% di aumento e non il 35, 40% come è stato fatto intendere, l’amministrazione si aspettava un aumento delle entrate di circa 50 mila euro.
Pertanto il presidente di Aseot Paolo Cigui ha tutte le ragioni di protestare ma va detto che a difendere la sua categoria in consiglio comunale siamo solo noi del centro destra.
Il riferimento ai 14,40 euro a mq di TARSU per gli esercenti di Trieste da parte del sindaco è risibile anche perché è completamente diverso il contesto ed il giro d’affari ed il numero dei potenziali clienti.
Comunque sia ho ben riletto le delibere e la legge che regola la TARSU che parla in primo luogo di "omogenea potenzialità di rifiuti e tassabili con la medesima misura tariffaria” precisando che la tabella di riferimento della legge va seguita “in via di massima”: situazioni che, come si può verificare nella delibera con cui è stato previsto l’aumento e così anche nella delibera che il consiglio voterà nei prossimi giorni e con cui Nesladek intende proporre le stesse tariffe per il 2011, non sono state rispettate e garantite. Si è interpretata la legge in modo di consentire gli aumenti.
Va sottolineato che la costante giurisprudenza di legittimità ha in più occasioni affermato che in materia di tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani l’Ente, nel formulare la classificazione delle categorie e sottocategorie e nello stabilire le tariffe per ciascuna di esse, deve tener conto, in applicazione dell’art.68, comma 2, del D.lgs. n. 507/1993, del criterio dell’omogeneità (e quindi un bara o un ristorante non può essere paragonato ad un supermercato) e deve comprendere in ciascuna di esse, soltanto i locali e le aree che presentino analoga attitudine a produrre rifiuti con riferimento alle caratteristiche peculiari delle singole attività.
Oltretutto non è possibile inserire in categorie distinte con tariffe diverse attività corrispondenti o analoghe svolte in locali privati e su aree pubbliche, dovendo presumersi la stessa potenzialità di rifiuti, salve diverse risultanze in fatto riscontrabili per particolari attività o per particolari condizioni e modalità di svolgimento della medesima attività (Corte di cassazione, sentenza n. 18548 del 04/12/2003; Corte di Cassazione , sentenza n. 18862 del 20/09/2004).
Pare proprio ormai indilazionabile l’applicazione anche a Muggia dell’art. 49 del  Decreto Ronchi e del suo regolamento attuativo che hanno previsto l'introduzione progressiva della T.I.A. "tariffa di igiene ambientale" al posto della TARSU, la "tassa rifiuti solidi urbani". Ogni cittadino, ogni famiglia, ogni impresa devono pagare per lo smaltimento dei rifiuti che in realtà produce e non sulla base di criteri non oggettivi.
La principale differenza riguarda il metodo di calcolo, che prevede l'uso, oltre a dati fissi come la superficie dell'immobile (TARSU), di parametri più variabili e personali, come il numero degli occupanti l'immobile e l'effettiva produzione di rifiuti in termini sia quantitativi che qualitativi. Gli addebiti, pertanto, dovrebbero risultare più equi e meno gravosi per le famiglie numerose che abitano immobili di dimensioni ridotte.