lunedì 23 novembre 2009

IL BINARIO MORTO DELLA ZONA INDUSTRIALE


Da Il Piccolo del 23 novembre 2009 – Pagina 1
IL BINARIO MORTO DELLA ZONA INDUSTRIALE
Sempre deserto lo scalo costato 50 miliardi di lire. Il sindaco: chiudiamo l’Ezit


Tosques a pagina 8

TRIESTE Un volume di traffico merci pressoché nullo al quale fanno ancora da eco investimenti di denaro pubblico per una cinquantina di miliardi di vecchie lire. Questa la situazione della rete ferroviaria presente nella zona industriale di Trieste, rete composta perlopiù da binari inutilizzati, rete sempre più fagocitata dallo spostamento su gomma, più impattante da un punto di vista ambientale, ma allo stesso tempo meno dispendioso da un punto economico. E Il sindaco Dipiazza attacca: «L'Ezit è un ente inutile costituito nel 1949 dagli americani ma oggi non ha più senso di esistere e che dovrebbe essere chiuso». La bordata arriva del sindaco non si presta a fraintendimenti: l'Ezit deve cessare la propria attività.


Da Il Piccolo del 23 novembre 2009 - Pagina 8 – Trieste

DOVEVA ESSERE UNO SBOCCO PER LA ZONA INDUSTRIALE, MA LE TARIFFE DI TRENITALIA SONO ALTE - LO SPRECO - LE STRATEGIE


Lo scalo ferroviario, costato circa 50 miliardi di lire, non viene sfruttato

De Alti: «Investimenti che facevano parte di un progetto a più ampio raggio poi mai realizzato»

A dieci anni dalla inaugurazione, pochi mesi fa spesi quasi 100 mila euro per una pensilina

di RICCARDO TOSQUES

Un volume di traffico merci pressoché nullo al quale fanno ancora da eco investimenti di denaro pubblico per una cinquantina di miliardi di vecchie lire. Questa la situazione della rete ferroviaria presente nella zona industriale di Trieste, rete composta perlopiù da binari inutilizzati, rete sempre più fagocitata dallo spostamento su gomma, più impattante da un punto di vista ambientale, ma allo stesso tempo meno dispendioso da quello economico.
STAZIONE DELLE NOGHERE. A pochi metri dal torrente Ospo un cancello verde sbarra l'ingresso ad un edificio in mattoni rossi le cui tapparelle sono tutte abbassate. Intorno il silenzio regna sovrano e la foschia di queste giornate d'autunno rendono l'atmosfera ancora più spettrale. Sono trascorsi poco più di 10 anni da quando venne inaugurata in pompa magna la stazione delle Noghere, l'ultimo dei tasselli di un mosaico mai realmente composto, un “gioiellino” inserito in un più ampio lotto costato oltre 6 miliardi delle vecchie lire. Era esattamente il giugno del 1999 quando da Campo Marzio un treno partì alla volta di Muggia percorrendo la parte Est della provincia di Trieste.
All'epoca la stazioncina - che qualcuno aveva già catalogato come una cattedrale nel deserto - era vista come un possibile punto di riferimento per il trasporto delle merci all'interno della zona industriale. Ma non solo. Il progetto della metropolitana leggera avrebbe potuto sicuramente contare su questa struttura anche per un eventuale trasporto persone. A 10 anni di distanza però la stazione giace chiusa ed inutilizzata. Eppure qualche mese fa, a pochi metri di distanza dall'edificio in questione, è stata realizzata una pensilina con banchina per carico e trasbordo merci gomma-rotaia. Costo dell'operazione? Quasi 100 mila euro.
INFRASTRUTTURE. Il collegamento ferroviario fra la stazione di Aquilinia e la Valle delle Noghere, la travata metallica sovrastante la via Flavia, lo scavo con la galleria suddivisa in due tronchi posta sotto Aquilinia, tutto l'armamento ferroviario che costituisce la linea a cielo aperto che percorre la valle delle Noghere e poi, dulcis in fundo, la stazioncina. Tra l'inizio degli anni '70 e la fine degli anni '90 l'area è stata al centro di uno sviluppo infrastrutturale decisamente imponente con l'obiettivo di creare un collegamento ferroviario in tutta la valle delle Noghere. Una vera e propria visione strategica portata avanti dall'Ezit a suon di denaro. «Credo che complessivamente siano state investite alcune decine di miliardi di lire», spiega l'attuale direttore generale dell'Ezit Paolo De Alti, «investimenti che facevano parte di un progetto ad ampio raggio che sicuramente non si è sviluppato come avrebbe dovuto, ma non certo per colpa nostra».
Attualmente però - come spiega De Alti - ad utilizzare la rete ferroviaria sono soltanto “Pasta Zara” che ha qualche collegamento con l'Europa dell'Est, ed “Italcementi” che proprio qualche mese fa, in aprile, ha fatto una sperimentazione per mandare del cemento in Romania. Insomma: decisamente troppo poco.
GOMMA BATTE BINARI. Il dg De Alti non ha dubbi: per quanto concerne il trasporto merci «la strategia dell'Ezit si è scontrata fortemente con la strategia di Trenitalia che ha deciso di mandare fuori mercato i raccordi ferroviari di questo tipo. Basti pensare - aggiunge De Alti - che proprio poco tempo fa Rfi ha chiesto alle singole ditte di adottare un canone medio annuo di 50 mila euro per le strutture ferroviarie esistenti, a ulteriore riprova di come non si voglia essere concorrenziali con il trasporto su gomma che di fatto ha oramai surclassato le ferrovie».
Quale il futuro di quest'area? De Alti si è congedato con una provocazione: «Se la stazione delle Noghere e tutti gli altri raccordi rimarranno ancora coperti di erbe, magari tra qualche anno nel piazzale davanti alla stazione faremo un nuovo stabilimento industriale».


Da Il Piccolo del 23 novembre 2009 - Pagina 8 - Trieste

DIPIAZZA: COLPA DELL’EZIT. È DA CHIUDERE
AZZARITA: RESPONSABILITA’ ANCHE SUE
SI SCATENA LA POLEMICA SULLE INFRASTRUTTURE INUTILI

«L'Ezit è un ente inutile costituito nel 1949 dagli americani ma oggi non ha più senso di esistere e dovrebbe essere chiuso». La bordata arriva dal sindaco Roberto Dipiazza, il quale non usa non usa mezzi termini. L'Ezit, secondo il suo pensiero, deve cessare la propria attività.
«L'esempio più lampante dell'inutilità di questo ente è la stazione ferroviaria di Muggia - prosegue Dipiazza - un monumento dedicato al nulla costato decine di miliardi delle vecchie lire, che quando ero sindaco di Muggia avevo criticato da subito tanto è vero che tale progetto in dieci anni di vita non ha mai visto arrivare un treno o un cliente».
Alle accuse mosse da Dipiazza la replica dell'Ente zona industriale di Trieste è arrivata da parte del presidente Mauro Azzarita: «Se l'Ezit è un ente inutile come sostiene il sindaco Dipiazza lo si deve anche a lui poiché quando era sindaco di Muggia non aveva sostenuto l'accordo di programma per la bonifica e la riqualificazione del Sito d'interesse nazionale che avrebbe consentito la crescita delle aziende con un conseguente ampliamento delle potenzialità dell'ente».
Azzarita ha poi aggiunto che «quando era primo cittadino di Muggia Dipiazza voleva che a pagare per la bonifica fossero le singole aziende e non un ente pubblico, un fatto che ha bloccato poi lo sviluppo di tutta l'area in questione».
Per quanto concerne la stazione ferroviaria di Noghere, invece, Azzarita ha sottolineato come essa «in futuro potrebbe essere seriamente impiegata, anche se in effetti l'utilizzo attuale della rete ferroviaria presente nella zona industriale non si può definire soddisfacente, anche se non è del tutto assente».
Come evidenziato anche dal direttore generale De Alti, il presidente Azzarita ha rimarcato che il problema «potrebbe essere risolto se la politica tariffaria imposta dalle Ferrovie italiane non fosse così proibitiva e poco concorrenziale come quella attuale che di fatto condanna il trasporto delle merci su binari favorendo quello su gomma». (r.t.)

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