LA NOTA
Dopo aver preso atto di questi preoccupanti dati elaborati dall'ARPA sulla base delle analisi del CIGRA, su cui a breve ritorneremo, attendiamo fiduciosi le prossime e, siamo certi tempestive, promesse del sindaco Nesladek che s'affretterà probabilmente a dire che risolverà tutto lui.
Nei mesi scorsi infatti l'uomo ci ha abituati, complice Il Piccolo, ad una serie di annunci spot, proclami e promesse che, alla luce di questi dati, sembrano esser stati un malaugurio per il recupero e il rilancio della costa muggesana.
D'ora in poi spereremmo che tacesse ma temiamo invece che non sarà così: potrebbe anche negare l'evidenza e dire che per la prossima estate sull'area ex Aquario andremo tutti al mare, tra giardini e palme e su spiaggie bianchissime come nelle isole del Pacifico e ci ristoreremo all'ombra di ombrelloni di paglia sorseggiando bibite freschissime. Ma abbiamo imparato a non credere più alle promesse di Nesladek e alle sue sparate senza costrutto e con noi speriamo anche gran parte dei muggesani che, dopo quattro anni e mezzo, hanno ormai capito che da questa amministrazione non hanno nulla da sperare.
Da Il Piccolo del 13 agosto 2010 - Pagina 17 - Trieste
MUGGIA LE CONTROANALISI AI PRELIEVI FATTI NEL TERRAPIENO LUNGO LA COSTIERA
Acquario, idrocarburi cancerogeni oltre i limiti
Dalle verifiche dell’Arpa i massimi di legge risultano superati anche di decine di volte
A pochi centimetri sotto la superficie quantità pericolose di ferro, manganese, mercurio e arsenico
di GIUSEPPE PALLADINI
TRIESTE - Idrocarburi cancerogeni e metalli ben oltre i limiti di legge sono presenti nel terrapieno Acquario, sulla costiera muggesana, la cui bonifica è al centro della conferenza dei servizi insediata di recente dalla Regione.
I dati sulla reale consistenza dell’inquinamento della vasta area fra Punta Olmi e Punta Sottile emergono dalle verifiche che l’Arpa ha effettuato sui campionamenti svolti a suo tempo dal Cigra per conto del Comune di Muggia.
Scorrendo le tabelle prodotte dall’Arpa si scopre, ad esempio, che in un campione di terreno prelevato a una profondità fra 0,6 e 1,5 metri lo zinco è piuttosto elevato (1097 milligrammi per chilogrammo) anche se non supera il limite (1500), ma è soprattutto una serie di idrocarburi a sfondare, anche di decine di volte, il massimo di legge.
E’ il caso del benzoantracene, con 92 milligrammi per chilogrammo (il limite è di 10), del benzoapirene (97 con lo stesso limite), del benzofluorantene (68), del benzoperilene (74). Nel caso dell’indenopirene lo sforamento è di oltre 14 volte: 72 milligrammi per chilogrammo a fronte di un limite di 5. Di tre volte superiore (156 contro un massimo di 50) è risultato infine il pirene.
Anche in un altro punto di prelievo, nel primo metro sotto la superficie, gli idrocarburi già citati sono abbondantemente sopra i limiti di legge. La concentrazione di benzoantracene è di 39 milligrammi per chilogrammo (sempre con un limite di 10), quella del benzoapirene è di 99, il benzofluorantene è a 66, il benzoperilene a 52, l’indenopirene a 75 (il massimo è 5) e il pirene a 169 (con un limite di 50).
In un altro punto del terrapieno sono i metalli, invece, ad essere presenti in misura rilevante. In particolare il ferro (384 microgrammi per litro rispetto a un limite di 200) e il manganese (424 microgrammi per litro a fronte di un massimo di legge fissato a 50).
Sempre con riguardi ai metalli, in un punto diverso, nei primi 80 centimentri sotto la superficie, sono risultati superati i limiti del mercurio (oltre 10 milligrammi per chilogrammo rispetto al limite di 5) e l’arsenico (90 milligrammi per chilogrammo, con un massimo di legge a 50).
Tornando agli idrocarburi, dalle verifiche effettuate dall’Arpa, sempre sui campioni prelevati dal Cigra, risulta che anche le acque sottostanti il terrapieno sono risultate inquinate, anche se in misura di molto inferiore ai massimi fissati dalla legge. In uno di questi punti, ad esempio, la concentrazione degli idrocarburi totali è risultata di 25 milligrammi per litro rispetto a un massimo di 350.
Fin qui i dati, che sono all’esame della conferenza dei servizi. Proprio in quella sede gli enti coinvolti – Regione, Provincia, Comune di Muggia, Azienda sanitaria, Arpa, Autorità portuale e Capitaneria di porto – devono ora decidere il metodo più adatto per il disinquinamento del terrapieno. Un progetto di bonifica per la cui elaborazione è previsto un massimo di sei mesi, come ha precisato qualche giorno fa il sindaco di Muggia Nerio Nesladek.
Prima di mettere mano al progetto, però, la conferenza dei servizi ha chiesto alcune integrazioni sulle caratterizzazioni del terreno, che, sempre stando a quanto dichiarato dal sindaco, saranno soddisfatte entro settembre.
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