Il consiglio comunale di Muggia con 7 si, 7 no e 3 astenuti, non ha né accolto né bocciato
la mozione di Claudio Grizon,
consigliere del Pdl, con la quale impegnava
il sindaco Nerio Nesladek “ad attivarsi nei confronti
del Presidente della Repubblica, del Governo e del Parlamento, al fine di sostenere le legittime rivendicazioni del segretario
generale del SAP Gianni Tonelli e di tutti i sindacati del comparto, in merito
alla necessità di ripristinare le necessarie dotazioni finanziarie utili a
garantire livelli di sicurezza adeguati alle esigenze dei cittadini e alle
crescenti situazioni di criminalità, che si verificano quotidianamente nel
nostro Paese”.
Hanno detto sì alla mozione, oltre al
proponente Grizon, Paolo Prodan,
Christian Gretti, Nicola Delconte, Daniele Mosetti, Marina Busan e Ferdinando
Parlato (assenti Dario Grison e Claudio Di Toro) mentre il no è arrivato dal sindaco Nesladek e dal suo PD. Astenuti Geremia Liguori, Laura Marzi e Fabio Longo.
“Purtroppo, al di là
delle parole del sindaco, anche a nome del Pd – commenta il consigliere Grizon
– è stata di fatto negata anche la
solidarietà al segretario del SAP Gianni Tonelli che con il suo sciopero della
fame ormai da diverse settimane sta
attirando l’attenzione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e
delle istituzioni sull’importantissimo tema delle risorse per le forze
dell’ordine”.
“Evidentemente – evidenzia l’esponente del centro destra muggesano –
i tagli effettuati dal governo Renzi con
la finanziaria 2016 per circa 750 milioni di euro, ben dettagliati nella
mozione (fondo straordinario del Personale di Polizia di Stato, lotta alla
delinquenza organizzata, Arma dei Carabinieri, tutela dell’ordine pubblico e
della sicurezza pubblica, pianificazione ed al coordinamento delle Forze
dell’Ordine, contrasto al crimine, tutela dell’ordine e della sicurezza
pubblica, funzionamento della Direzione Investigativa Antimafia e prevenzione e
soccorso pubblico) non interessano e tantomeno
preoccupano il sindaco, il Pd muggesano ed i consiglieri che hanno negato il
voto favorevole o quelli che si sono “lavati le mani” preferendo astenersi”.
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