In Provincia lo sloveno è un diritto superfluo
L'INTERVENTO DI
CLAUDIO GRIZON*
Ringrazio il Piccolo di aver ripreso nell’articolo “Caro tradurre lo sloveno? No, è un diritto di legge” del 6 febbraio scorso una mia nota stampa con cui evidenziavo i costi sopportati dalla Provincia (366 euro medi a seduta) per assicurare la possibilità di tradurre dallo sloveno all’italiano gli interventi di alcuni consiglieri di sinistra.
Vorrei però approfondire la ragione che principalmente motiva la mia richiesta di limitare la spesa (finora 7333 euro sui 10.500 impegnati) alle sole traduzioni per gli incontri ufficiali, come quello giustamente promosso dalla presidente Maria Terese Bassa Poropat per la consegna del sigillo d’argento della Provincia allo scrittore sloveno Alojz Rebula.
Infatti, va rilevato che i consiglieri di maggioranza solo nella prima seduta in cui è stato “inaugurato” l’impianto e il servizio, e successivamente solo in rare occasioni, sono intervenuti usando brevemente la lingua slovena.
Ebbene, considerato quindi che l’opportunità data è di fatto inutilizzata, questa spesa può essere considerata superflua (se non uno spreco).
Desidero con l’occasione ricordare che la Provincia già nel 2001, con il presidente Renzo Codarin, aveva reso omaggio allo scrittore Rebula pubblicando un prezioso saggio dal titolo “Carteggio scazonte”, tratto da una pluriennale corrispondenza tra lo stesso Rebula e Manlio Cecovini.
Io stesso allora, nella veste di assessore provinciale alla Cultura, seguii l’edizione del volume propostoci da Cecovini e l’organizzazione di un’affollata presentazione all’auditorium del liceo Dante affidata al critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Ho ritenuto opportuno ricordare l'omaggio che la giunta di centrodestra fece allora a Rebula per sottolineare che, assieme a Codarin, ho il massimo rispetto per la comunità slovena tutta e in particolare per quelle personalità che sanno coniugare l’appartenenza a un’etnia e l’uso di una lingua a valori che arricchiscono e uniscono la comunità provinciale e non per alimentare animosità e posizioni revansciste che non ci appartengono e che guardano irrimediabilmente a un passato che la storia ha già giudicato.
Pertanto, la richiesta di ridurre spese non prioritarie, anche se pagate dalla Regione (sono pur sempre soldi dei cittadini), nulla c’entra con il rispetto e il valore di una presenza linguistica, etnica e culturale la cui valorizzazione non si realizza certo con un diritto di tribuna per altro non utilizzato nelle assemblee elettive.
*Capogruppo Pdl
alla Provincia di Trieste
Nessun commento:
Posta un commento