IL CASO
E a Muggia il centrodestra vuole un referendum sull’ospitalità ai richiedenti asilo
Un Consiglio comunale straordinario per chiedere pubblicamente un referendum popolare sul gradimento dei muggesani riguardo il previsto hub per i profughi. Il centrodestra rivierasco spezza il silenzio delle ultime settimane e chiede chiarezza e soprattutto il coinvolgimento della cittadinanza sulla questione immigrati.
«Entro il 9 settembre il sindaco Nerio Nesladek dovrà convocare un Consiglio comunale straordinario sui temi dell’immigrazione: i muggesani sono stufi», spiega il consigliere comunale del Pdl Claudio Grizon.
A Muggia nonostante l'estate stia terminando il clima politico rimane rovente. Il tema dei profughi rimane uno dei nodi da sciogliere. All’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale è stata posta la mozione, proposta da Grizon con l’adesione di tutto il centrodestra, sul permesso temporaneo di libera circolazione in Europa, il diniego all’accoglienza in strutture pubbliche e la creazione di un fondo per i rimpatri degli immigrati.
A questa si sono aggiunte ulteriori due mozioni sottoscritte da Daniele Mosetti (Fratelli d'Italia) che propongono una consultazione popolare riguardo l’istituzione di un hub - cioè un centro di prima accoglienza - nel comune di Muggia e il rispetto dei Patti bilaterali con la Slovenia sul respingimento degli immigrati clandestini.
«Fare un Consiglio comunale straordinario esclusivamente su alcune mozioni sarebbe una cosa grave perché imputa un costo pubblico sui cittadini, e comunque ci sono argomenti più importanti ancora da affrontare». Laura Marzi, vicesindaco di Muggia, affronta con asprezza la proposta giunta dai banchi del centrodestra. «Fermo restando che attualmente il Consiglio non può ancora riunirsi perché devono essere approvate le surroghe dei consiglieri comunali, c'è ancora il riequilibrio del bilancio fermo al palo», puntualizza Marzi. Sulle mozioni, il vicesindaco in quota Sel preferisce non sbilanciarsi: «La mia posizione a riguardo? Ne parlerò nella sede più opportuna, ossia in Consiglio». (r.t.)
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