giovedì 3 gennaio 2013

CATASTO IMPIANTI TERMICI: A MUGGIA I CITTADINI PROTESTANO PERCHE’ NON SI RILASCIA LA RICEVUTA

L’assessore Zollia cade dalle nuvole: “ma…com’è possibile? Chiederò al dirigente”
Grizon (Pdl): per i controlli una gabella della Provincia da oltre 100 mila euro ogni due anni su famiglie e imprese

“Com’è possibile che dopo aver consegnato il modulo non mi venga rilasciata alcuna ricevuta?”  "Ho consegnato il modulo al protocollo ma non mi hanno voluto timbrare la copia che mi ero fatto per ricevuta”“Se la Provincia mi dovesse contestare di non aver presentato il modulo cosa non ho nulla da esibire per dimostrare di aver fatto quanto dovevo”. 
Queste sono alcune delle domande che oggi un gruppo di cittadini mi hanno posto appena arcata la soglia del Palazzo di Piazza Marconi agitando i loro moduli in attesa di poterli consegnare all’Ufficio per le relazioni con il pubblico.
Ho subito intuito il problema, anche perché io stesso, appena ricevuta la lettera della presidente Bassa Poropat e dell’assessore Zollia sull’istituzione del catasto degli impianti termici, proprio nei giorni di S.Nicolò, ho notato che in primo luogo non era stato ben specificato, comune per comune, l’ufficio o la persona di riferimento ove consegnarlo e le relative modalità.
Nella lettera, infatti, la Provincia si limita ad intimare genericamente ai cittadini che il questionario “dovrà essere compilato e restituito via posta, o direttamente a mano, al Suo Comune” entro 30 giorni. Pena l’avvio prioritario dei primi controlli “sugli impianti sui quali non si hanno informazioni adeguate”.
Ovviamente la situazione aveva bisogno di una tempestiva risposta per cui non ho esitato un attimo nel chiamare al telefono l’assessore Zollia il quale dopo aver sentito la mia descrizione dei fatti, e le lamentele dei cittadini in sottofondo, ha dichiarato sorpreso cadendo dalle nuvole “ma… come è possibile? ….una ricevuta dovrebbe essere rilasciata, chiederò al dott. Cella” (il dirigente responsabile del settore ambiente della Provincia). Ho quindi chiuso la telefonata pregandolo di essere aggiornato in merito.
A questo punto mi chiedo come sia possibile che la Provincia abbia preso tutta questa vicenda così sottogamba, senza preoccuparsi di concordare con i Comuni, che in realtà hanno la competenza sull’istituzione del catasto, modalità chiare e trasparenti per la consegna dei questionari per l’anagrafe degli impianti termici.
Perché poi i Comuni non sono stati in grado di realizzare il catasto ed hanno scaricato il problema alla Provincia che in realtà avrebbe solo i compiti dei controlli?
Il provvedimento interessa almeno 15 mila nuclei famigliari (7 mila solo a Muggia, circa 4 mila a Duino Aurisina, 2 mila e 600 a San Dorligo della Valle, 870 a Sgonico e 355 a Monrupino), dove ci saranno sicuramente molti anziani oppure persone non tecnicamente preparate per compilarli agevolmente in quanto si richiedono una serie di dati tecnici che potrebbero mettere in difficoltà molti.
A questo punto sarà necessaria un’interrogazione all’assessore all’ambiente Zollia per fare il punto sulle modalità con cui la Provincia ha gestito la vicenda del catasto degli impianti termici al posto dei Comuni ove, anche in ragione dei problemi accaduti a Muggia, i termini per la consegna dei moduli siano prorogati, si provveda a verificare che ai cittadini siano rilasciate ricevute o eventualmente la Provincia o i Comuni si impegnino a comunicare il ricevimento del modulo a tutti gli interessati.
Sarà anche il caso di approfondire se negli altri comuni minori ci sono stati problemi sulla consegna dei moduli e sul rilascio di copie timbrate per ricevuta.
Il catasto degli impianti termici è senz’altro un provvedimento corretto ma dovrebbe essere salvaguardato il principio che quando la pubblica amministrazione è già in possesso di certe informazioni queste non devono tediare con inutili adempimenti il cittadino.
Infatti, quantomeno per gli edifici più recenti, le dichiarazioni di conformità degli impianti vengono consegnate in copia alla CCIAA e al Comune di competenza, mi sembra in taluni casi assieme ai progetti e alle relazioni tecniche sugli impianti, pertanto almeno in parte in parte le richieste sono ridondanti se non vessatorie nei confronti dei cittadini.
I Comuni minori e la Provincia hanno intrapreso la via più comoda e veloce per quanto riguarda l’acquisizione dei dati, obbligando i cittadini a fornirli belli e pronti anche nei casi in cui magari erano già a disposizione della pubblica amministrazione: che serve poi parlare di semplificazione amministrativa e dello snellimento della burocrazia richiamando a gran voce tutte le norme tese all’informatizzazione della PA e dello stato?  
Ma alla fine della fiera ai cittadini rimarranno gli adempimenti, i moduli ed i costi annuali per le verifiche periodiche e alla Provincia i 7 euro minimi di bollo per ogni controllo sugli impianti che le aziende autorizzate riscuoteranno in sua vece e che la Provincia dovrà reinvestire per le spese relative a questa competenza. 
Se dobbiamo considerare 15 mila famiglie dei Comuni minori ad un minimo di 7 euro e se consideriamo le quattro tipologie di impianto da verificare annualmente oppure ogni 2 e 4 anni, parliamo di una gabella da oltre 100 mila euro ogni biennio che non sono proprio bruscolini.

Claudio Grizon
Capo Gruppo del PDL in Provincia di Trieste 

Nessun commento: