L’assessore Zollia cade dalle nuvole: “ma…com’è possibile? Chiederò al dirigente”
Grizon (Pdl): per i controlli una gabella della Provincia da oltre 100 mila euro ogni due anni su famiglie e imprese
“Com’è
possibile che dopo aver consegnato il modulo non mi venga rilasciata alcuna
ricevuta?” "Ho consegnato il modulo al protocollo ma non mi hanno voluto
timbrare la copia che mi ero fatto per ricevuta”. “Se la Provincia mi dovesse
contestare di non aver presentato il modulo cosa non ho nulla da esibire per
dimostrare di aver fatto quanto dovevo”.
Queste sono alcune delle domande che oggi
un gruppo di cittadini mi hanno posto appena arcata la soglia del Palazzo di Piazza
Marconi agitando i loro moduli in attesa di poterli consegnare all’Ufficio per
le relazioni con il pubblico.
Ho
subito intuito il problema, anche perché io stesso, appena ricevuta la lettera
della presidente Bassa Poropat e dell’assessore Zollia sull’istituzione del
catasto degli impianti termici, proprio nei giorni di S.Nicolò, ho notato che
in primo luogo non era stato ben specificato, comune per comune, l’ufficio o la
persona di riferimento ove consegnarlo e le relative modalità.
Nella
lettera, infatti, la Provincia si limita ad intimare genericamente ai cittadini
che il questionario “dovrà essere compilato e restituito via posta, o
direttamente a mano, al Suo Comune” entro 30 giorni. Pena l’avvio prioritario
dei primi controlli “sugli impianti sui quali non si hanno informazioni
adeguate”.
Ovviamente
la situazione aveva bisogno di una tempestiva risposta per cui non ho esitato
un attimo nel chiamare al telefono l’assessore Zollia il quale dopo aver
sentito la mia descrizione dei fatti, e le lamentele dei cittadini in
sottofondo, ha dichiarato sorpreso cadendo dalle nuvole “ma… come è possibile? ….una
ricevuta dovrebbe essere rilasciata, chiederò al dott. Cella” (il dirigente
responsabile del settore ambiente della Provincia). Ho quindi chiuso la
telefonata pregandolo di essere aggiornato in merito.
A
questo punto mi chiedo come sia possibile che la Provincia abbia preso tutta
questa vicenda così sottogamba, senza preoccuparsi di concordare con i Comuni,
che in realtà hanno la competenza sull’istituzione del catasto, modalità chiare
e trasparenti per la consegna dei questionari per l’anagrafe degli impianti
termici.
Perché
poi i Comuni non sono stati in grado di realizzare il catasto ed hanno
scaricato il problema alla Provincia che in realtà avrebbe solo i compiti dei
controlli?
Il
provvedimento interessa almeno 15 mila nuclei famigliari (7 mila solo a Muggia,
circa 4 mila a Duino Aurisina, 2 mila e 600 a San Dorligo della Valle, 870 a Sgonico e 355 a Monrupino), dove ci
saranno sicuramente molti anziani oppure persone non tecnicamente preparate per
compilarli agevolmente in quanto si richiedono una serie di dati tecnici che potrebbero
mettere in difficoltà molti.
A
questo punto sarà necessaria un’interrogazione all’assessore all’ambiente Zollia
per fare il punto sulle modalità con cui la Provincia ha gestito la vicenda del
catasto degli impianti termici al posto dei Comuni ove, anche in ragione dei
problemi accaduti a Muggia, i termini per la consegna dei moduli siano
prorogati, si provveda a verificare che ai cittadini siano rilasciate ricevute
o eventualmente la Provincia o i Comuni si impegnino a comunicare il
ricevimento del modulo a tutti gli interessati.
Sarà
anche il caso di approfondire se negli altri comuni minori ci sono stati problemi
sulla consegna dei moduli e sul rilascio di copie timbrate per ricevuta.
Il
catasto degli impianti termici è senz’altro un provvedimento corretto ma
dovrebbe essere salvaguardato il principio che quando la pubblica
amministrazione è già in possesso di certe informazioni queste non devono
tediare con inutili adempimenti il cittadino.
Infatti, quantomeno per
gli edifici più recenti, le dichiarazioni di conformità degli impianti vengono consegnate
in copia alla CCIAA e al Comune di competenza, mi sembra in taluni casi assieme
ai progetti e alle relazioni tecniche sugli impianti, pertanto almeno in parte
in parte le richieste sono ridondanti se non vessatorie nei confronti dei
cittadini.
I
Comuni minori e la Provincia hanno intrapreso la via più comoda e veloce per
quanto riguarda l’acquisizione dei dati, obbligando i cittadini a fornirli
belli e pronti anche nei casi in cui magari erano già a disposizione della
pubblica amministrazione: che serve poi parlare di semplificazione amministrativa
e dello snellimento della burocrazia richiamando a gran voce tutte le norme
tese all’informatizzazione della PA e dello stato?
Ma
alla fine della fiera ai cittadini rimarranno gli adempimenti, i moduli ed i costi
annuali per le verifiche periodiche e alla Provincia i 7 euro minimi di bollo
per ogni controllo sugli impianti che le aziende autorizzate riscuoteranno in
sua vece e che la Provincia dovrà reinvestire per le spese relative a questa
competenza.
Se dobbiamo considerare 15 mila famiglie dei Comuni minori ad un
minimo di 7 euro e se consideriamo le quattro tipologie di impianto da
verificare annualmente oppure ogni 2 e 4 anni, parliamo di una gabella da oltre
100 mila euro ogni biennio che non sono proprio bruscolini.
Claudio Grizon
Capo Gruppo del PDL in Provincia di Trieste
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