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venerdì 24 febbraio 2012

PDL VERSO IL CONGRESSO, SAVINO SI RICANDIDA "BLINDATA" DA CAMBER

Da Il Piccolo del 24 febbraio 2012 - Pagina 20 - Cronaca Trieste


PDL VERSO IL CONGRESSO 
Savino si ricandida “blindata” da Camber
Nonostante l’incompatibilità, il coordinatore uscente pronta alla conferma.
L’appuntamento provinciale il 4 marzo




GRIZON, ROMITA GOMBACCI E DE VITA MEMBRI DI DIRITTO

Il congresso provinciale del Pdl si annuncia unitario. Anche se non vanno escluse sorprese dell’ultima ora, così come eventuali mozioni più o meno pesanti. Possono dormire sonni tranquilli, in ogni caso, in quattro: il capogruppo in Consiglio provinciale Claudio Grizon, il vice Massimo Romita e i responsabili della sezione dei giovani del partito Marco Gombacci e Giuliano De Vita. Loro nel direttivo ci saranno di diritto. Andranno eletti, invece, altri 30 componenti, oltre al coordinatore e al vicecoordinatore. Complessivamente, una squadra provinciale da 36 effettivi, tutti con diritto - alle riunioni - di intervento e di voto (che non vale invece per parlamentari, consiglieri e assessori regionali, cui è permesso solo intervenire). (m.u.)



Esce dalla porta principale. Rientrerà da quella di servizio, senza dare troppo nell’occhio. Sì, perché alla fine a pesare più degli altri, nell’assetto del Pdl triestino, sarà sempre il senatore Giulio Camber: sulla scacchiera l’ultima mossa la farà lui. Per blindare Sandra Savino nel suo ruolo di coordinatore provinciale del partito, nonostante l’incompatibilità (prevista dal regolamento inoltrato ai referenti locali del Popolo della libertà dal segretario nazionale Angelino Alfano) con la veste di assessore regionale. Ma per arrivare allo scacco matto, con probabile delega ad personam, il Pdl di Trieste si è costruito un percorso tutto particolare. L’altra mattina, infatti, la stessa Savino e il vicecoordinatore vicario della costola provinciale del partito, Piero Tononi, hanno incontrato a Roma - assieme al coordinatore regionale Isidoro Gottardo - Denis Verdini, cioè uno dei coordinatori nazionali del Pdl, e il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. Sul tavolo la questione del congresso provinciale e il famoso documento di “Riconoscimento di operatività concorde” predisposto da Giulio Camber e firmato dall’allora premier Silvio Berlusconi prima delle elezioni amministrative di Trieste: uno scritto con cui, in cambio del sostegno alla candidatura a sindaco di Roberto Antonione (mal digerita all’epoca dalla cosiddetta “base”), si blindava di fatto la composizione del coordinamento provinciale pidiellino sino al 31 dicembre 2013. Specificando addirittura: «senza ulteriori congressi». Beneficio però a cui Savino e Tononi hanno deciso di rinunciare: «Avremmo potuto avvalerci di qualche “situazione di principio” - spiega Tononi riferendosi al patto Berlusconi-Camber - ma abbiamo preferito scegliere la strada del congresso». Che si terrà domenica 4 marzo alla Stazione marittima, con orario di inizio da definire sulla base degli impegni di chi sarà chiamato a presiederlo fra i big romani. «Ci presenteremo al congresso - continua Tononi annunciando che gli uscenti si riproporranno - forti del bagaglio di esperienza maturato in questi anni. Noi non abbiamo mai fatto passi indietro, né di lato, né furbate». I rumors dicono che nel Pdl locale si stia viaggiando verso un congresso unitario, con la presentazione di una sola lista, quella guidata per l’appunto da Savino e Tononi, ricandidati per i ruoli di vertice sempre nell’attuale ordine, e completata dai nomi pronti a far parte del direttivo. Non è escluso possano scendere in campo all’ultimo dei competitor, anche se Roberto Dipiazza - fedele al Pdl ma in conflitto con i suoi vertici triestini - pare non avere uomini da mettere in campo, mentre i fedelissimi dell’ormai ex Pdl Roberto Antonione sembrano essere troppo pochi. Non sfugge che Savino abbia rinunciato all’immunità “camberiana”. Per ora. «Non è ineleggibile», osserva Tononi. Ma, se confermata come si annuncia, sarà incompatibile. E qui il suo vice vicario non aggiunge più nulla. È chiaro però che, una volta rieletta, il suo caso sarà valutato dal partito a livello centrale: e lì l’intesa Berlusconi-Camber spunterà di nuovo, facendo pesare i propri contenuti. Della serie: Trieste non ha puntato i piedi accettando il congresso, ma adesso passa all’incasso. Perché c’è un accordo firmato, e non dall’ultimo arrivato nel Pdl. Bensì da Silvio Berlusconi.

domenica 12 dicembre 2010

SABATO 18 DICEMBRE A MUGGIA LA “FESTA DI NATALE” PER SOCI E AMICI DEL POPOLO DELLA LBERTA’

A conclusione di un intenso anno di attività, in occasione del Santo Natale e delle festività di fine ed inizio anno, il Coordinamento Comunale di Muggia, in collaborazione con i gruppi consiliari di Forza Italia – PDL e Alleanza Nazionale - PDL della Provincia di Trieste, promuove per sabato 18 dicembre, a partire dalle ore 18.00, la tradizionale “Festa di Natale” del Popolo della Libertà di Muggia che si terrà al Bar Europa di Muggia, in via Tonello 5 (davanti alla stazione dei bus).
All’incontro, a cui sono invitati tutti i soci e simpatizzanti, interverranno i componenti del Coordinamento Comunale del PDL nonché i consiglieri comunali e provinciali di Muggia.
Parteciperanno all’incontro Sandra Savino, Assessore Regionale e Coordinatore Provinciale del Pdl, Piero Tononi, Consigliere Regionale e Vice Coordinatore Provinciale del Pdl, Sergio Dressi vice coordinatore regionale del Pdl e il sen. Giulio Camber.
Dopo i saluti e gli auspici per il prossimo anno agli intervenuti sarà offerto un piccolo rinfresco ed un brindisi per le prossime festività.
Il Coordinamento del PDL muggesano, con l’occasione, desidera porgere a tutti i cittadini di Muggia i migliori auguri per un Santo Natale ed un Sereno 2011.       

domenica 29 agosto 2010

L'ALA CATTOLICA DEL PDL

Da Il Piccolo del 29 agosto 2010 -Pagina 13 - Trieste

L’ALA CATTOLICA DEL PDL

Marini avverte: «Tavolo unico anche per Provincia e Muggia»



Più Piero Camber che Paolo Rovis, senza snobbare la variabile Bucci. L’ala cattolica del Pdl di oggi, e della Forza Italia di ieri, rappresentata dal consigliere regionale Bruno Marini, irrompe nel dibattito del centrodestra per il candidato alla successione di Dipiazza in vista delle ammministrative 2011, rivendicando pesantemente solo una casella su quattro. Quale? Quella del candidato sindaco di Muggia: Claudio Grizon, attuale coordinatore Pdl della cittadina rivierasca nonché capogruppo forzista in Consiglio provinciale. Vada dunque per Giorgio Ret alla Provincia, e magari per l’ex An Massimo Romita a Duino Aurisina se lo stesso Ret viene schierato. E vada per un ragionamento sulla triade Camber-Rovis-Bucci in Municipio. Per Muggia, però, dal momento che «tutte le candidature devono essere viste in una logica complessiva, ferma restando la competenza degli organi di partito territoriali, mi sembra che stia emergendo naturalmente una candidatura forte, quella di Claudio Grizon (nella foto con il cardinale Ersilio Tonini)».
E a Trieste? Marini spezza lo stallo diplomatico e si sbilancia: «La situazione dipenderà ovviamente pure dagli sviluppi romani tra finiani e berlusconiani, vedo difficile tuttavia che qui Menia e Lippi vadano a costituire un grande centro con i Sasco». Quindi? «Vedo con grande favore due nomi - aggiunge - uno è quello di Piero Camber, l’altro è Maurizio Bucci». Entrambi colleghi in Consiglio regionale, e ciascuno dei due ha secondo l’esponente cattolico del Pdl la propria forza elettorale. «A Camber - prosegue Marini - mi lega non solo una pluridecennale amicizia, ma anche e soprattutto la perplessità su superporto e rigassificatore. Bucci forse mi andrebbe anche meglio come candidatura. Sarebbe una candidatura di peso politico inferiore a quella di Camber, ma meno caratterizzata e quindi in grado di pescare più consensi anche al di fuori del centrodestra». E Paolo Rovis allora? E quel Paoletti evocato come rappresentante della mitica società civile? Per Marini né l’uno né l’altro: «Primo alla società civile non ho mai creduto. Secondo Paolo è un ottimo politico e potrebbe anche essere pronto, però se si fa ancora una consiliatura come assessore...». Fermo restando che «bisognerà sentire anche che cosa ne dice il senatore Giulio Camber». (pi.ra.)

lunedì 16 marzo 2009

GIULIO CAMBER TIENE IN PUGNO LE ANIME DEL PARTITO CHE PROCLAMA ENTUSIASMO PER I POST MISSINI

Da Il Piccolo del 15 marzo 2009 – Pag. 17

POLITICA CITTADINA: GLI SCENARI

Forza Italia, monolite in corsa verso il Pdl

I BERLUSCONIANI SI PREPARANO ALLA FUSIONE CON ALLEANZA NAZIONALE

di PIERO RAUBER

La nostalgia per le origini e la paura di una mutazione genetica non abitano in Forza Italia. I berluscones triestini - davanti al battesimo del Pdl che si celebrerà nella costituente di Roma del 27 marzo - non fanno una piega. Anzi. Rassicurano con il piglio del fratello maggiore - perché «si rafforzerà il rispetto reciproco e l’entusiasmo di lavorare assieme che già oggi respiriamo» - gli alleati locali di An. Gli stessi che, al congresso provinciale tenuto una settimana fa, hanno spento la fiamma senza rinunciare per l’ultima volta, e pubblicamente, a chiamarsi «camerati» tendendo il braccio destro.

I forzisti di Trieste d’altronde, oltre che da un rapporto di forze promettente con quel 70 e 30 concordato tra Berlusconi e Fini, partono tenendosi stretto un altro vantaggio.

Perché loro l’incrocio delle anime che si ripeterà nel Pdl l’hanno già metabolizzato: in Fi convivono ex democristiani (l’ala cattolica che si riconosce nel consigliere regionale Bruno Marini), spiriti liberali (i discendenti di Sergio Trauner) e soprattutto militanti listaioli. Convivono a detta di tutti «bene» - ad eccezione di Roberto Antonione che oggi consuma a Roma, da deputato, il suo isolamento politico dalle questioni di casa - perché gravitano attorno a un unico baricentro. Il senatore Giulio Camber. Il quale non è che qui si faccia vedere più di Antonione (molto poco, quindi) ma riesce a telecomandare il partito da leader indiscusso attraverso una fitta rete di relazioni personali, rigorosamente lontano da telecamere e taccuini dei giornalisti. La sua interfaccia locale è il fratello Piero, capogruppo in Consiglio comunale e presidente di commissione in Regione, che regge a sua volta - lui però senza restare nell’ombra - le fila di uno zoccolo duro, il più ampio in città, che va dall’attuale assessore regionale al bilancio Sandra Savino, coordinatore provinciale e comunale del partito, all’ala liberale. Fino a un Gruppo giovani Under 35, un’ottantina di attivisti che trovano in Everest Bertoli, vice di Piero Camber in Comune, la testa di ponte nel circuito politico e mediatico.

Per Fi, a quanto pare, l’attuale approccio al partitone coincide dunque con un periodo di idillio monolitico che scommette di resistere anche dopo l’imminente fusione con gli ex missini. E soprattutto davanti a quelle malizie che potrebbero spuntare in vista della candidatura per il dopo-Dipiazza e che oggi non si spingono al di là di qualche sorrisino se all’assessore allo sviluppo economico, Paolo Rovis, capita di sedersi in Consiglio comunale sullo scranno più alto, quello del sindaco. Magari solo per cinque minuti e per bisbigliare all’orecchio del presidente dell’aula Sergio Pacor. «Ma cavalli solitari non ce ne sono», assicura Piero Camber. «La nostra forza è che tra noi si è creato un rapporto di solidarietà che va oltre la politica. Il collante è l’amicizia». Dicono d’aver sanato pure la frizione interna all’ala cattolica Marini e Claudio Grizon. «Ci siamo chiariti già prima delle elezioni 2006», taglia corto il primo. «È stata solo una carenza di dialogo in un momento in cui ne serviva di più», aggiunge il secondo. Fuori dal coro così rimane il solo Antonione. Che al congresso comunale dell’estate 2007 era riuscito a inserire, come quota di fedelissimi, un membro su sei nel comitato cittadino del partito, cioè Pietro Di Tora, fratello del consigliere comunale dissidente Paolo, autoconfinatosi nel Gruppo misto dopo il voto del 2006. Ironizza Antonione: «Una volta celebrato il congresso provinciale (quello del dicembre 2007, cui non aveva partecipato, ndr) non c’è stata alcuna attività di coordinamento che mi abbia coinvolto in qualche modo. Chi ha maturato esperienze nella Prima Repubblica, evidentemente, le ha mutuate nella Seconda. Volete sapere chi rappresento io in Fi? Me stesso...»


«ATTENTI A QUALCHE FASCISTA LOCALE»

Ma tra i seguaci del Cavaliere ci si chiede: chi è più a destra tra Fini e Berlusconi?

Che per i forzisti di Trieste l’intreccio con An non sia un travaglio lo si è capito dal fatto che da un anno e più - ben prima dell’exploit elettorale dello scorso aprile - non c’è stata necessità di tenere particolari dibattiti interni né di ripetere congressi per celebrare in lacrime lo scioglimento del partito. La voce del padrone - in questo caso non Giulio Camber, ma direttamente Berlusconi - fa fede: il Pdl era e sarà la via maestra. E non diventerà - assicurano un po’ tutti - una fotocopia del Pd dove gli ex Margherita soffrono la forte matrice diessina. Mano tesa dunque - non braccio teso - agli alleati e futuri colleghi aennini. C’è qualcuno, per carità, che in casa Fi pensa che «dovremo stare pur attenti alle sparate isolate di qualche fascista locale». Ma in fondo, si affretta a correggere il tiro, «confidiamo tutti nella sensibilità e nell’intelligenza politica del loro leader, Roberto Menia. Quando lo conosci trovi in lui un uomo di parola e mediazione».

«E poi - gli fa eco un altro azzurro - pensateci: chi sta più a destra oggi, Berlusconi o Fini?». Qualche mal di pancia nella destra triestina, insomma, se si appaleserà sarà sanato da chi comanda più in alto, suggeriscono alcuni azzurri.

La maggior parte di loro, però, garantisce che questo è il momento del matrimonio felice. Non pilotato dai capifamiglia ma voluto, ancorché inevitabile. «Il Pdl - così Piero Camber - è una casa già collaudata in Regione e in parte in Comune, dove a volte abbiamo già fatto dichiarazioni di voto uniche e congiunte. Sarà un’esperienza entusiasmante, e An sa che troverà in noi degli alleati corretti». «Anche in Provincia - rileva a sua volta il capogruppo di Fi a Palazzo Galatti, Claudio Grizon, esponente dell’ala cattolica guidata da Bruno Marini - si è creata una squadra sola, fin dai tempi della precedente giunta Scoccimarro». «Dopo quasi un anno di lavoro come gruppo Pdl in Regione - aggiunge Maurizio Bucci - devo ammettere che i colleghi di An mi hanno talvolta sorpreso per preparazione e apertura. Questo mi porta a dire che non ci sarà fusione a freddo, ma a caldo».

«L’amministrare assieme è un collante e qui in Comune siamo di fatto Pdl già da qualche tempo», insiste Paolo Rovis. «Siamo davanti a un percorso che non ci fa paura - chiude Everest Bertoli, come delegato del partito alle politiche giovanili - e anzi siamo consapevoli di essere partecipi alla nascita di un soggetto che scriverà un pezzo di storia dell’Italia e che risveglierà, grazie alla semplificazione del sistema partitico, l’interesse di molti ventenni e trentenni nei confronti della politica». (pi.ra.)